TERAMO. La frattura del centrodestra alle provinciali potrebbe avere conseguenze anche sulle comunali di Teramo (e di altri importanti centri della provincia) della prossima primavera.
L’EFFETTO REGIONE. Era apparso già evidente negli ultimi due mesi del 2022 come l’unità del centrodestra e dell’area civica che si oppone all’amministrazione D’Alberto fosse rimasta solo sulla carta, per la precisione sul documento risalente a settembre nel quale 11 delle 12 sigle che avevano partecipato al tavolo cittadino d’area avevano indicato Paolo Gatti come candidato sindaco. Poi Gatti ha fiutato puzza di bruciato e si è messo in posizione d’attesa e da quel momento la teorica “grande coalizione” anti-D’Alberto ha cominciato ad andare in pezzi. Ora – è storia degli ultimi giorni – l’intervento dei vertici regionali di Lega e Forza Italia, che evidentemente dovevano regolare anche su Teramo i conti aperti con il governatore Marco Marsilio e FdI, ha apertamente spezzato il fronte dei partiti del centrodestra per la presidenza della Provincia. Il prossimo 29 gennaio l’elezione di secondo livello del nuovo presidente vedrà contrapposti due sindaci di centrodestra, Domenico Piccioni di Tortoreto (sostenuto da Fratelli d’Italia, dai civici legati a Gatti e da Azione) e Massimo Vagnoni di Martinsicuro (portato da Lega e Forza Italia): una sfida fratricida nella quale entrambi avranno l’appoggio di pezzi del centrosinistra e che vedrà un terzo incomodo, Camillo D’Angelo di Valle Castellana, che dietro non ha alcun partito ma un sostegno trasversale che pesca soprattutto nel centrosinistra.
L’IRA DI GATTI. La vittoria di Piccioni – che appare favorito, se non altro perché il grosso del Pd provinciale avrebbe deciso di sostenere lui – o di Vagnoni non potrà non avere effetti sulle comunali, ma in realtà un effetto è già palese ed è l’irritazione di Paolo Gatti, uomo senza partito ma determinante per spostare gli equilibri anche se non si candiderà direttamente (come appare ormai certo). Gatti ha dichiarato: «Si terrà conto del comportamento avuto da Lega e Forza Italia. Quello che hanno fatto per le provinciali resta: la politica è fatta di rapporti e di pari dignità, non è che dopo qualche mese sarà così semplice rimettersi insieme. Oggi, di sicuro, è difficile sedersi intorno a un tavolo. Purtroppo Teramo negli ultimi anni è stata sempre più marginalizzata come peso politico. La scelta di candidare Vagnoni è arrivata da fuori, da Pescara e dai livelli regionali. E di sicuro a me non piace che la scelta del sindaco di Teramo sia fatta altrove».
I POSSIBILI SCENARI. Uno scenario ormai quasi certo è la “balcanizzazione” dell’area anti-D’Alberto, dove c’è già un candidato sindaco dichiarato (Maria Cristina Marroni di Italia Viva). Certo, essendo Teramo un capoluogo, alla fine i tre partiti principali del centrodestra potrebbero trovare faticosamente una quadra su input dei vertici nazionali, ma al momento i “gattiani” e Fratelli d’Italia stanno da una parte, Lega e Forza Italia da un’altra. Poi c’è l’incognita di Azione, il cui leader regionale Giulio Sottanelli sta parlando sia con Gatti sia con D’Alberto ma potrebbe decidere di correre da solo. Se saranno della partita anche i 5 Stelle, e se un pezzo di sinistra andrà da solo come si vocifera, potrebbero esserci cinque-sei candidati sindaci. Il ballottaggio sarebbe inevitabile, con D’Alberto in vantaggio. E il secondo turno sarebbe una partita tutta da giocare.
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