PESCARA. «Per motivi di famiglia, ci trasferimmo dalla Francia a Francavilla e allora mi iscrissi al liceo classico d’Annunzio di Pescara. Non fu per niente facile: ho sempre avuto un carattere ribelle e addirittura, al quarto ginnasio, fui anche bocciato». Lo scienziato che ha compreso i misteri dei buchi neri, Remo Ruffini, presidente dell’Icranet, racconta quella bocciatura dei primi anni Sessanta come una delle tante svolte della sua vita. A 82 anni, Ruffini, mentre si prepara ad accogliere settecento scienziati a Pescara per discutere di astrofisica, torna indietro nel tempo con il pensiero: «Al liceo incontrai una persona davvero fantastica, il professore di matematica e fisica, si chiamava Ulacco: il liceo d’Annunzio gli dovrebbe dedicare almeno una targa».
E perché questo professore fu così importante per lei?
«Non aveva libri di testo, aveva capito tutto da solo e ci insegnava la matematica e la fisica con le sue parole. Ulacco era speciale: dava voti soltanto tra 4 e 5. Dal 5,5+, a volte anche ++, era già tanto e sembrava una festa. Con me fu l’unica volta che diede un 8».
E lei cosa voleva fare da grande?
«All’epoca ero interessato a tutto, dalla filosofia alla medicina; ero incerto tra la matematica e la fisica. Di certo, però, volevo fare qualcosa di davvero speciale: volevo specializzarmi in un campo senza dipendere da nessuno».
Da ribelle, cercava l’anarchia della ricerca?
«No, volevo la purezza della ricerca: un mondo in cui si può dire sì o no senza dipendere da nessuno, a partire dalla politica. Così scartai medicina; valutai filosofia ma dopo un paio di lezioni scartai anche quella. Poi, incontrai il capo della fisica romana, Amaldi, uno che aveva lavorato con Fermi e aveva fatto parte del nucleo di via Panisperna, un grande fisico, e mi accattivò».
Dai suoi inizi a oggi, com’è cambiata la ricerca?
«È migliorata tantissimo. Basta dire che nel centro di Pescara, per esempio, c’è una zona extraterritoriale in cui possiamo scoprire tutto l’universo».
Il messaggio del 17° Marcel Grossmann meeting organizzato dall’Icranet è pace intorno alla scienza?
«Noi dobbiamo avere la libertà di continuare a contattare tutte le menti scientifiche del pianeta Terra: a Pescara, in questi giorni, ci sono scienziati dell’Ucraina, Russia, Iran e Israele per discutere i recenti progressi dell’astrofisica relativistica, della gravitazione, della relatività generale e delle teorie di campo relativistiche. Oltre a due premi Nobel, parteciperanno anche responsabili delle più prestigiose missioni spaziali programmate per gli anni futuri. In passato, a Pescara abbiamo ospitato anche Leopold Halpern, una delle persone più belle che abbia mai conosciuto: durante gli anni Sessanta, Halpern identificò i fisici teorici imprigionati in Siberia e andò di persona nei penitenziari per parlare con loro e mantenere vivo il loro contatto per lo sviluppo della scienza: anche quello fu un periodo duro per la scienza ma l’abbiamo superato».
E adesso, nel 2024, quali sono le nuove frontiere della scienza?
«Durante il meeting spiegheremo le ultime scoperte sulla fisica dei buchi neri».
E lei come spiegherebbe la teoria dei buchi neri a chi non sa niente di fisica?
«Si sapeva che il buco nero era formato di tre quantità: massa, carica e momento angolare. È un po’ come un elettrone. A Princeton ho capito che c’era anche un altro elemento: la massa irriducibile. E quella è stata la chiave di volta di tutto».
Se tornasse indietro ai tempi del ginnasio, sceglierebbe ancora la fisica?
«Sì, senza dubbio. Non fu facile superare le difficoltà ma rifarei tutto. Le racconto una cosa di quel periodo: da ragazzo vissuto in Francia, parlavo correntemente francese ma, quando fui respinto al quarto ginnasio, venni bocciato anche in francese. Fu una cosa interessante».
E perché?
«Sapevo di conoscere il francese, forse anche meglio del professore e andai avanti».
È un insegnamento per i ragazzi di oggi: non demordere mai?
«Certo, purché, dentro di loro, credano sempre in se stessi. Anche se qualcuno ti dice che non sai, tu devi sapere che invece ne sai ancora di più di chi ti dice il contrario».
©RIPRODUZIONE RISERVATA