
L’AQUILA. Le imprese edili aquilane vivono un secondo terremoto. Stavolta economico. Con il Governo che è di fronte a un bivio: sbloccare la cessione dei crediti per far ripartire i cantieri del Superbonus o lasciare tutto com’è, con 52 milioni di euro di crediti incagliati, a livello nazionale, e 800 milioni di euro in Abruzzo. All’Aquila sono a rischio molte delle ditte (il 95%) che hanno puntato sul Superbonus aprendo cantieri e investendo soldi.
Il grido d’allarme parte dall’Ance, che invita i partiti «ad evitare scontri di fronte a una situazione grave come questa». In gioco ci sono centinaia di aziende del comparto edile – non solo quelle più piccole e meno strutturate – migliaia di posti di lavoro e tutto l’indotto, fornitori compresi.
A scendere in campo è il presidente dell’Ance, Gianni Frattale, che mette in luce un duplice problema: quello dei crediti non ceduti, che le imprese non riescono a riscuotere, e della ricostruzione 2009, dove è stato utilizzato il Superbonus “rafforzato”.
«Abbiamo centinaia di cantieri fermi», dichiara Frattale, «dobbiamo far ripartire i lavori e salvare le ditte dal fallimento, altrimenti assisteremo a un tracollo del settore e, a cascata, di tutta la filiera che non potrà provvedere al pagamento del personale, dei contributi e dei fornitori».
STRUMENTO UTILE
«Dopo la pandemia il Superbonus è servito a rilanciare l’economia. Ha rappresentato un aiuto notevole per il settore delle costruzioni e per l’incremento del Pil nazionale. Su questo», spiega il presidente dell’associazione costruttori, «non ci sono dubbi, ma adesso la confusione regna sovrana. Abbiamo rispettato tutte le norme emanate dallo Stato, ci siamo adeguati ai diversi decreti, ma di fronte all’attuale stallo, il comparto edile rischia di implodere. Il Governo, lo scorso anno, ha varato una misura che consentiva a coloro che presentavano le Cilas, la comunicazione di inizio lavori asseverata, entro il 20 novembre 2022 di usufruire del Superbonus fino al 31 dicembre 2023. Poi è uscita una sorta di correttivo, che non parlava di certezza e di diritto acquisito per la fine dei lavori. Tutto questo ha creato un grave danno di programmazione».
Le imprese sono con l’acqua alla gola. «Stiamo rischiando moltissimo», sottolinea Frattale, «e i numeri lo dimostrano».
LE PROPOSTE
Due le proposte avanzate dai Costruttori: spostare la scadenza del 31 dicembre 2023, per la fine lavori di chi ha presentato la Cilas entro novembre scorso, al 30 aprile 2024.
«Tre, quattro mesi in più», dichiara Frattale, «consentirebbero di chiudere i cantieri. L’altra richiesta riguarda lo sblocco dei crediti che hanno mandato in sofferenza economica le imprese». Questo per il Superbonus 110%.
«Ma L’Aquila ha anche il problema della ricostruzione 2009», avverte il presidente dell’Ance, «molti proprietari si erano appoggiati al Superbonus per procedere all’adeguamento termico e a un ulteriore adeguamento sismico utilizzando il cosiddetto Superbonus rafforzato. Con il blocco delle cessioni, i cantieri si sono fermati».
«Il Governo, in particolare il ministro dell’Economia e delle finanze, Giancarlo Giorgetti, deve dire con un messaggio chiaro, se vuole completare la ricostruzione aquilana. E deve trovare una soluzione rapida alla cessione dei crediti per il 110%, autorizzando una proroga a fine 2026 per i lavori con il Superbonus nei cantieri della ricostruzione. Il 95% delle imprese», conclude Frattale, «che operano con il Superbonus ha il fiato corto: vanno immediatamente aiutate o andranno incontro ad un inevitabile tracollo».
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