
VASTO. «Realizzare un’opera che tagli trasversalmente il versante interessato da frane è assolutamente da evitare, perché la nuova Statale 16 andrebbe a rompere i precari equilibri e potrebbe innescare il franamento del costone di Vasto alta con tutto il centro storico». A mettere in guardia dai rischi derivanti dalla realizzazione della variante alla Statale 16 proposta dall’Anas (che prevede viadotti e gallerie dal forte impatto ambientale e paesaggistico), è una dettagliata relazione geologica che sei associazioni hanno inviato al sindaco Francesco Menna in vista della conferenza di servizi preliminare in programma domani a Pescara.
Per Italia Nostra del Vastese, Forum Civico Ecologista, Cai, Arci, Club per l’Unesco e delegazione Fai di Vasto, il problema del dissesto idrogeologico non è stato finora tenuto nella debita considerazione. Partendo da questa premessa i sei sodalizi hanno deciso di presentare, in vista della conferenza dei servizi, una relazione del geologo Luigi Di Totto, autore dello studio di microzonazione sismica di livello 1 della città, aggiungendo al dibattito in corso alcuni aspetti tecnici sostanziali.
«Alla reale pericolosità idrogeologica dell’area interessata ai lavori si è fatto spesso riferimento in maniera generica, focalizzando l’attenzione a un tipo di dissesto localizzato esclusivamente lungo il versante», spiega Di Totto, «si tratta di un’impostazione fuorviante e foriera nei fatti di esiti drammatici per il territorio interessato, in quanto le aree di frana che riguardano il costone orientale di Vasto sono note in letteratura come deformazioni gravitative profonde di versante. Si tratta di grandi frane che interessano l’intero versante, dalla zona alta del centro abitato fino alla linea di costa. I corpi di frana presenti in quest’area sono molteplici e solo una parte di essi è a noi nota, come la frana del 1816 e quelle più recenti del 1919, 1944 e 1956. Numerose altre frane – di cui sono evidenti le tracce morfologiche – sono più antiche, ma non note in letteratura e sono una chiara testimonianza del fatto che il costone orientale di Vasto ha un’attività secolare», osserva il geologo, «queste frane hanno la caratteristica di essere legate all’assetto geologico dell’area interessata, di avere un’attività di lungo periodo (perenne, secolare), di essere di grandi dimensioni e di alternare periodi di bassa attività a periodi di attività di frana. È da rimarcare che si tratta di frane di grandi dimensioni, che hanno superfici di scivolamento profonde e complesse, per le quali non esistono opere in grado di trattenerle. L’unica azione possibile è quella di mitigarne il rischio tenendo asciutta l’area. A questo punto è logico chiedersi se vale la pena mettere a rischio concreto di frana Vasto per 700 metri di deviazione».
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