TERAMO. Il consiglio provinciale a porte aperte tenuto lunedì sera sulla questione della Riserva naturale del Borsacchio si è concluso con la richiesta alla prossima giunta regionale di riaprire il dialogo per ripristinare l’originaria perimetrazione. La seduta è stata molto partecipata da autorità regionali e locali ma anche da semplici cittadini, nonché dai membri della Conferenza provinciale per l’ambiente, intervenuti tutti per contestare la drastica riduzione dell’area, avvenuta per mezzo dell’emendamento approvato dal consiglio regionale lo scorso 29 dicembre.
«Ringrazio tutti i presenti per il contributo alla causa e per aver accolto l’invito a partecipare. Abbiamo elaborato e approvato (a maggioranza, ndr) una proposta che è sinonimo di responsabilità, che punta a condurre la Regione a un’inversione di rotta sul tema. Ringrazio allo stesso modo la minoranza per il contributo dato con il documento portato in aula che però nulla ha aggiunto al dibattito e che, pertanto, non è stato possibile accogliere», dichiara il presidente Camillo D’Angelo all’indomani della seduta, «nella formulazione finale abbiamo inserito la nota elaborata dalla Conferenza provinciale per l’ambiente, quale parte integrante del testo approvato, cui va il mio più sincero apprezzamento per l’ottimo lavoro svolto. Chiediamo quindi sin d’ora al nuovo consiglio della Regione e al suo nuovo presidente di riaprire il dialogo con tutti i portatori di interesse, per ripristinare, mediante un lavoro di ascolto e confronto, la precedente estensione della Riserva naturale Borsacchio», conclude il presidente D’Angelo.
Il documento approvato e portato in aula dalla presidente della Conferenza per l’ambiente, Luciana Del Grande – a cui si allega come parte integrante l’emendamento firmato dai consiglieri Core, D’Ercole, Lattanzi e Pavone – oltre a giudicare il provvedimento regionale come “incostituzionale” chiede alla Regione di «riportare in pristino stato il confine della Riserva, che costituisce l’unica area naturale protetta della fascia costiera teramana rappresentando un unicum regionale meritevole di tutela. La Conferenza ha rilevato e rimarcato una carenza di motivazione che suffragasse la scelta della riperimetrazione della Riserva. Non sono stati neppure considerati anche gli impatti sugli obiettivi di tutela della biodiversità nazionali e comunitari e previsti dal quadro di riferimento globale dell’Agenda 2030 dell’Onu, né in prospettiva l’auspicata protezione di aree del territorio dei singoli stati europei in una percentuale rientrante nel 30%. Il fatto che la Provincia, che si è dotata di uno specifico strumento di pianificazione urbanistica, non sia stata in alcun modo coinvolta quale ente locale nel processo di revisione della Riserva, viola l’iter procedurale stabilito dalla legge 394/91 e di conseguenza l’articolo 127 della Costituzione». (red.te)