TERAMO. Hanno risposto alle domande del giudice e hanno respinto tutte le accuse contestate: ieri mattina si sono svolti gli interrogatori di garanzia dei sei arrestati, tutti componenti dello stesso nucleo familiare, per presunti episodi di spaccio nella casa rosa di Alba Adriatica.
Gli interrogatori si sono svolti davanti al gip Marco Procaccini e i sei sono assistiti dall’avvocato Nello Di Sabatino. «Tutti hanno risposto», precisa il legale, «respingendo le accuse. Non ci sono cessioni addebitabili agli uomini accusati di fare da vedetta durante le fasi di vendita della sostanza stupefacente. Tra questi ci sono due sordomuti e quindi mi chiedo come abbiano potuto fare da vedette. Ci sono molte incongruenze che ci auguriamo vengano chiarite al più presto». Oltre ai sei arrestati componenti di una stessa famiglia di etnia rom, ci sono altri tre colpiti da divieti di dimora nel Teramano e che lunedì compariranno davanti al giudice per gli altri interrogatori di garanzia.
La maxi operazione (ordinanze chieste dal pm Enrica Medori e firmate dal gip Roberto Veneziano) della squadra mobile teramana, diretta da Roberta Cicchetti, è scattata qualche giorno fa.Secondo la versione fornita dalla polizia mesi gli agenti avrebbero documentato attraverso decine di pedinamenti e altre attività di indagine, svariati episodi di spaccio di stupefacenti – soprattutto eroina e cocaina, ma anche hascisc – eseguiti direttamente o gestiti dalle persone arrestate. Per gli investigatori il clan di rom aveva un capillare controllo del territorio e per evitare di essere scoperto aveva organizzato un vero e proprio servizio di vedette per controllare. Secondo la versione fornita dalla polizia a consegnare le dosi erano soprattutto le donne mentre gli uomini, che solo in alcuni occasioni avrebbero ceduto la sostanza stupefacente, avrebbero svolto ruoli di copertura alla pratica dello spaccio. (d.p.)
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