
PESCARA . Come ti chiami? Tira fuori una penna dal giaccone invernale e scrive il suo nome sulle pagine di un dépliant pubblicitario che poco prima stava sfogliando: Jaspan. Da dove vieni? «Russia, Russia», pronuncia. E subito dopo: «Germania, Germania». Difficile capire da dove provenga Jaspan, il clochard dalla pelle scura, gli occhi nerissimi e la barba lunga e quasi bianca, che “abita” sotto il tunnel della stazione ferroviaria, in linea d’aria con corso Umberto. È pomeriggio ed è seduto su abbondanti strati di coperte lercie, legate da uno spago. Le ripiega quando si allontana dalla sua “camera da letto” sul marciapiedi per andare a rifocillarsi alla mensa di San Francesco: «Mi piace pasta e riso», rivela sorridendo. E poi le dispiega per dormire, al ritorno.
Jaspan dice di avere 40 anni: se è vero il tempo e la vita di stenti hanno logorato il suo fisico. Indossa una maglietta verde, pantaloni scuri e calzini di lana ai piedi. Al braccio sinistro, un orologio e alle dita, un anello. Hai famiglia, una moglie, figli, genitori? «No, sono solo», risponde a monosillabi. Parla poco, mangia in continuazione: cracker, patatine, pane, mele, disseminati tra le pieghe delle coperte bianche e colorate.
Insieme a due paia di scarpe in bella vista sul marciapiede, buste di plastica, riviste in italiano: «Non so leggere, guardo figure». E indica un tagliaerbe: «Io giardiniere in Russia, Russia, Germania, Germania», dice puntando il dito sulle immagini. Non comprende bene l’italiano, Jaspan, e ha difficoltà a infilare frasi, una dopo l’altra. Quando è infastidito lo sguardo si appuntisce e si tocca continuamente la barba incolta. Dice di non avere i documenti, e a fatica, spiega che ogni tanto arriva la polizia municipale a fare i controlli. Dice di essere a «Pescara da otto mesi» ma potrebbero essere molti di più. E che da Pescara non vuole andare via: «Lavoro, lavoro», sillaba.
Il clochard viene seguito dai volontari delle associazioni del territorio che lo spingono a cambiare vita. Altri ce l’hanno fatta grazie al progetto solidale “Abitare i luoghi. Vivere in comunità”, portato avanti da Comune e On The Road, attraverso il quale 24 persone senza fissa dimora hanno fissato il loro domicilio in uno dei tre alloggi protetti, distribuiti sul territorio comunale e messi a disposizione dall’amministrazione. (c.co.)