TERAMO. Il post-terremoto continua scandire le cronache giudiziarie. E c’è ancora chi, secondo l’accusa messa nero su bianco dalla Procura, ha dichiarato il falso per usufruire dei contributi del Cas, l’indennità di autonoma sistemazione, senza averne i requisiti richiesti. Sette i presunti “furbetti” teramani per cui la Procura ha chiesto il rinvio a giudizio con l’accusa di indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato. Ovvero l’articolo 316 ter che ormai, anche in questi casi, da tempo ha sostituito il reato di truffa.
Secondo la ricostruzione fatta dal sostituto procuratore Davide Rosati (titolare del fascicolo) si tratta dei componenti di due nuclei familiari che avrebbero fatto risultare di avere la residenza nel posto in cui ci sono le abitazioni danneggiate quando invece sarebbe stato accertato che ormai da tempo vivevano altrove. Anche in questo caso, così come già successo per precedenti fascicoli aperti sulla percezione dei contributi di autonoma sistemazione, ci sono stati dei sequestri preventivi di somme che complessivamente sfiorano ventimila euro. Sequestri che nel corso del tempo sono stati confermati anche in sede del Riesame.
Il contributo di autonoma sistemazione, il Cas, è una misura destinata alle famiglie e al singolo cittadino la cui abitazione si trova in area in cui è vietato l’accesso (zona rossa), oppure è stata distrutta in tutto o in parte, o è stata sgomberata in seguito alle scosse. Il contributo può raggiungere un massimo di 900 euro mensili. Le inchieste, conseguenza di esposti e accertamenti delle forze dell’ordine, sono coordinate da un pool messo a capo di tutto quello che riguarda il terremoto. È evidente, e forse fin troppo scontato, che su questo fronte i procedimenti siano destinati a crescere visto anche i numeri degli sfollati registrati nei vari comuni. Perché nei tempi lunghi della ricostruzione i “furbetti” dell’autonoma sistemazione aumentano e le inchieste si allargano toccando, oltre al capoluogo, anche tanti altri centri danneggiati dal sisma.
La chiave di volta investigativa per scovare i “furbetti” è un metodo che è ormai collaudato dal sisma dell’Aquila: si tratta di un capillare incrocio dei dati che consente di capire se il contributo di autonoma sistemazione debba essere percepito o meno in base ai requisiti certificati. Fino a questo momento sono stati più di trenta i fascicoli già aperti dai pm del pool di cui alcuni definiti sia con processi in corso, sia con istanze di patteggiamento già accolte.
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