CHIETI. Gli impianti sportivi della città ancora al centro della polemica politica con gli attacchi dei consiglieri d’opposizione Serena Pompilio (Azione politica) e Maurizio Costa (Forza Chieti).
Pompilio presenta un’interrogazione sul polifunzionale di Filippone: «Dopo l’esposto da parte di alcuni consiglieri di minoranza sulle gravi irregolarità relative alla struttura», ricorda la consigliera, «l’amministrazione comunale revoca a ottobre scorso l’affidamento alla società Teate Volley. Dopo una procedura innanzi al Tar respinta, ad oggi, non si conosce lo stato del polifunzionale, con una commissione sport fantasma. Nessuna gara in affidamento è stata bandita, la struttura è abbandonata a se stessa nonostante le note carenze in città di impianti sportivi. A settembre inizieranno i corsi per i ragazzi. Perché tutta questa inerzia? Perché da ottobre non è stato ancora fatto un bando pubblico per l’affidamento? E, soprattutto, chi oggi sta pagando le rate del mutuo insistente sul palazzetto polifunzionale di Filippone?». Pompilio chiede risposte, «onde evitare», conclude, «il rischio che altre società sportive migrino nel pescarese».
Costa replica invece all’assessore allo sport Manuel Pantalone sulle proroghe degli affidamenti di Palatricalle, stadio Angelini e Pala Colle dell’Ara. «Posso capire», attacca il consigliere, «che Pantalone, al suo primo mandato, non abbia la necessaria esperienza amministrativa ma proprio per questa sua condizione di partenza farebbe bene a leggere e documentarsi sui testi legislativi, così potrà vedere che le proroghe tecniche non sono consentite se c’è una gara già in fase di aggiudicazione. Rinnovo l’invito all’assessore di non limitarsi a produrre chiacchiere e comunicati sui social, ma di andare a verificare come sono tenuti gli impianti dati in gestione: il Palatricalle, ad esempio, all’esterno è invaso dalle erbacce e, per l’interno, sono arrivate segnalazioni di poca pulizia con tanto di documentazione fotografica».
Il consigliere fa anche una sottolineatura sull’impianto di Sant’Anna che «aspetta da circa cinque anni l’inizio dei lavori ma la società che deve versare la somma di 200mila euro per sbloccare i fondi ministeriale di altri 600mila euro che fine ha fatto?».