SULMONA. Un anno fa l’orribile femminicidio di Ilaria Maiorano, 41enne di Introdacqua uccisa dal marito marocchino di 42 anni, Tarik El Ghaddassi, nella loro abitazione a Padiglione di Osimo, in provincia di Ancona.
Era l’11 ottobre del 2022 quando il corpo della donna venne trovato senza vita nel letto della cameretta delle figliolette, in una pozza di sangue.
Per la Procura è stata massacrata di botte al termine di un furioso litigio con il marito, che si trova in carcere a Montacuto, sempre nelle Marche, dal giorno del delitto con l’accusa di omicidio volontario aggravato. Il fratello di Ilaria, Daniele Maiorano, ha scritto una lettera aperta rivolta alla sorella, in occasione del primo anniversario della morte, per chiedere giustizia, a nome anche della mamma Silvana.
LETTERA APERTA
«Non lo perdoneremo mai per quello che ha fatto. Deve avere l’ergastolo». È quanto scrive Daniele, che auspica il massimo della pena per l’assassino di sua sorella. «Ci manchi moltissimo, dacci la forza a me e mamma per affrontare questo brutto momento che stiamo attraversando», prosegue, «adesso non ci possiamo più vedere e questo ci addolora tantissimo. Poi oltre alla grande sofferenza della tua perdita non ci fanno vedere neanche le nostre care nipotine e questa è una situazione bruttissima che non auguriamo a nessuno. Tu non meritavi di fare quella brutta fine, morire massacrata di botte da tuo marito. Purtroppo non sapevamo nulla della tua brutta situazione. Non ci dicevi mai niente per non farci preoccupare e poi in casa tua non ci era mai permesso di venire. Potevamo solo vederti nei video che ci mandavi. Potevamo solo fare i regali che venivate voi a prendere a casa. Chi sapeva doveva intervenire per aiutare te e le bambine. Ora vogliamo giustizia e sapere la verità del caso».
MARITO RINVIATO A GIUDIZIO
Lo scorso 20 settembre il marito uxoricida è stato rinviato a giudizio, su decisione del gup del tribunale di Ancona Alberto Pallucchini, con le accuse di omicidio volontario pluriaggravato dalla crudeltà, dai futili motivi, dai maltrattamenti, dalla presenza delle figlie minorenni, di 6 e 8 anni, e dall’aver commesso il fatto durante l’esecuzione di una pena, visto che l’uomo era agli arresti domiciliari per un episodio pregresso di altra natura. Accuse pesanti che, dunque, potrebbero portare anche all’ergastolo.
Il processo si aprirà il prossimo 19 dicembre.
LA VIOLENZA
Una violenza maturata prima a mani nude, con schiaffi e pugni, poi con una sedia di plastica. Ilaria sarebbe stata colpita più volte, anche alla testa, tanto da causare la rottura di un piede della sedia. L’uomo non ha mai smentito l’esistenza di un litigio. Ma ha sempre sostenuto la caduta accidentale dalla scale di Ilaria. Fatto, questo, che le bimbe non ricorderebbero. Per la Procura a scatenare l’aggressione, sarebbe stata la gelosia del marocchino provata nei confronti della moglie.
LE FIGLIE
«Abbiamo visto papà che aggrediva mamma». Una testimonianza micidiale, tragica e atroce vista e raccontata dagli occhi innocenti delle due figlie minorenni. Dopo essere state ascoltate dal gip nell’incidente probatorio, è stata una psicologa nominata dal giudice a valutare positivamente la capacità testimoniale delle due bimbe. «Spero che vanga fatta giustizia», conclude Daniele Maiorano.
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