L’AQUILA. «Dopo la sentenza choc di qualche mese fa che aveva previsto il concorso di colpa delle vittime del sisma, viene ristabilita la giustizia su quanto successo realmente il 6 aprile 2009». È così che Vincenzo Vittorini, medico chirurgo che nel sisma dell’Aquila ha perso moglie e figlio e attivista dei comitati dei familiari delle vittime, ha commentato la sentenza dei giorni scorsi del tribunale dell’Aquila. Il giudice Baldovino De Sensi ha infatti ha condannato la presidenza del Consiglio dei ministri a risarcire circa nove milioni di euro a favore di trenta familiari di vittime del terremoto per le rassicurazioni date dall’ex vice capo del Dipartimento nazionale di Protezione civile Bernardo De Bernardinis (vedi articolo in pagina).
Quest’ultimo, braccio destro dell’allora capo della Protezione civile Guido Bertolaso, aveva presieduto una riunione della commissione Grandi rischi all’Aquila il 31 marzo 2009, cinque giorni prima della tragica scossa che ha causato 309 morti e circa 1.500 feriti. «Non c’è pericolo, l’ho detto al sindaco di Sulmona, la comunità scientifica mi continua a confermare che anzi è una situazione favorevole, perciò, uno scarico di energia continua»: queste le parole di De Bernardinis, che gli sono costate una condanna a due anni dalla Cassazione al termine del lungo processo penale, base per centinaia di cause civile di richiesta di risarcimento danni. E la magistratura, raccogliendo le testimonianze, è riuscita quindi a dimostrare il cambiamento di comportamento di chi poi è morto nei crolli a causa delle parole rassicuranti espresse dal vertice della Protezione civile.
Conclude quindi Vittorini: «È sotto gli occhi di tutti, fin dal primo momento, che fummo rassicurati e che quindi ci fu sottovalutazione del rischio attraverso messaggi ottimistici. Ma c’è una responsabilità, molto, ma molto più ampia, di quella di De Bernardinis. Andiamo avanti senza pause in un’azione forte per accertare la verità». Del resto in città la mobilitazione non si è mai fermata. E anzi, dopo la sentenza choc di ottobre della giudice Monica Croci che assegnava il 30% di colpa a tre vittime per la loro stessa morte nel crollo della palazzina di via Campo di Fossa, la protesta dei familiari e di una città intera e è scoppiata di nuovo e con forza. Il nuovo movimento “Le vittime non hanno colpa” è riuscito infatti a portare in piazza all’Aquila anche i comitati di chi ha perso i propri familiari in altre tragedie italiane.