TRASACCO. «Lo Stato faccia sentire la sua presenza. Finora è risultato assente, con me e con la mia famiglia, travolta da tanto dolore. Sono due anni che attendo di avere giustizia. Chiedo aiuto al presidente Sergio Mattarella». Le amare parole sono di Lucia Catarinacci, la mamma di Luigi Cellini, morto a 15 anni nel crollo del Convitto nazionale Cotugno all’Aquila, la notte del terremoto del 6 aprile 2009. Oltre a Cellini morirono altri due studenti e altrettanti rimasero feriti. Catarinacci parla con il sostegno del suo legale, l’avvocato Antonio Milo, che in questi anni le è stato sempre accanto. Alla famiglia della giovane vittima marsicana, originaria di Trasacco, era stato accordato in sede civile un risarcimento danni che ammonta a circa 200mila euro. La sentenza risale al 2021, ma a distanza di due anni dal pronunciamento del giudice, quanto stabilito dalla legge non è stato ottemperato totalmente. «Un fatto di una gravità inaudita», commenta l’avvocato Milo, «lo Stato che dovrebbe tutelare le vittime di eventi così drammatici, in questo caso risulta assente. Come legale procederò nelle forme di legge a tutela degli interessi delle mie assistite, madre e sorella di Cellini». La donna si rivolge direttamente al presidente Mattarella. Un appello non casuale. «Interceda nel far rispettare la sentenza», commenta Lucia Catarinacci, «da quasi 15 anni vivo nel dolore, aspettando giustizia. Perché nessuno mi ridarà il mio Luigi, ma chiedo che lo Stato faccia lo Stato. Anche per le vicende a tutti note».
PERCHé MATTARELLA
Lo stesso Capo dello Stato anni fa aveva concesso la grazia a Livio Bearzi, al tempo dirigente scolastico del Convitto crollato ai Quattro cantoni.
LA SENTENZA
All’esito del processo penale alla famiglia di Cellini fu riconosciuto un risarcimento di circa 250mila euro al quale, nel 2021, si erano aggiunti i circa 200mila maturati, invece, nella causa civile – la richiesta di risarcimento danni nei confronti del ministero dell’Istruzione, del Convitto e di Bearzi era stata di due milioni – ma quest’ultima sentenza non è stata rispettata totalmente. La famiglia di Cellini, inoltre, non aveva accolto con soddisfazione la grazia a Bearzi.
Cos’era accaduto
Era arrivato all’Aquila da pochi mesi, Bearzi, quando il terremoto devastò il capoluogo abruzzese causando 309 vittime. Tra queste anche tre studenti ospitati al Cotugno: Luigi Cellini di 15 anni; Marta Zelena di 16 e Ondreij Nouzovsky di 17. Le famiglie di quest’ultimi due decisero di non costituirsi parte civile nel processo. Nel 2015 Bearzi venne condannato in via definitiva dalla Cassazione a quattro anni di reclusione e all’interdizione dai pubblici uffici per 5 anni. E arrestato con le accuse di omicidio colposo plurimo e lesioni personali. I giudici della Suprema Corte lo avevano ritenuto colpevole per la mancata ristrutturazione del vecchio edificio del Convitto (costruito nell’800) e per l’assenza di un piano per la sicurezza.
«NEGLIGENTE E IMPRUDENTE»
Per i giudici della Suprema Corte, Bearzi «manifestò una conclamata insensibilità, una grave negligenza e imprudenza, imponendo ai ragazzi di sopportare un rischio intollerabilmente elevato che si concretizzò nel breve volgere di poche ore. In un frangente come quello, nessuno, nemmeno gli esperti della Protezione civile, poteva dare rassicurazioni che non si sarebbero verificati crolli». Al processo il dirigente scolastico friulano si difese sostenendo di non aver fatto evacuare i locali in quanto ingannato dalle rassicurazioni della commissione Grandi rischi. Ma il colpo di scena arrivò otto anni e mezzo dopo quella maledetta scossa, quando Mattarella concesse la grazia. Una decisione che suscitò non poche polemiche tra i familiari delle vittime. A cominciare da Lucia Catarinacci.
IL RICORDO
La Marsica non ha mai dimenticato le giovani vittime del sisma del 2009. Sul monte Salviano una stele a forma di libro, posta nel decennale del sisma, racconta il sogno spezzato dei quattro studenti marsicani morti nel terremoto dell’Aquila. Oltre a Luigi Cellini di Trasacco, la Marsica perse Alessio Di Pasquale (residente nella frazione di Antrosano) e Rossella Ranalletta (di Celano). Sul monumento c’è anche il nome di Giulia Carnevale (di Arpino, di madre avezzanese).
©RIPRODUZIONE RISERVATA