PESCARA. Per non dimenticare Gioia. Si svolgerà a Fallo, a metà agosto, una cerimonia in ricordo di Giovina Annalisa Mariano, detta Gioia, ex dipendente del Comune di Pescara, scomparsa cinque anni fa dalla sua casa di Moscufo, senza lasciare traccia. La celebrazione, organizzata dall’associazione Penelope Abruzzo guidata da Alessia Natali con la collaborazione dell’avvocato Raffaella Anzivino, si terrà nel paese in provincia di Chieti che le ha dato i natali il 1° aprile 1956. Oggi Gioia, sparita misteriosamente l’8 marzo 2017, avrebbe 66 anni. All’omaggio saranno presenti i cugini della donna che da mesi, tra appelli in tv e sui giornali, si battono per cercare la verità, malgrado, dicono, «il tempo affievolisca la speranza di ritrovarla viva».
Nel frattempo il mistero si infittisce con tre conti correnti postali intestati a Mariano: si ignora se, quando e quanto, la donna abbia prelevato denaro prima di sparire. Ma proseguono le indagini della procura di Pescara che sta battendo tutte le piste alla ricerca di un corpo che non si trova. Il titolare dell’inchiesta, il pm Anna Benigni, ha in mano il fascicolo contro ignoti, con l’ipotesi di omicidio.
L’ultimo atto di questa vicenda risale al 13 giugno scorso con il prelievo forzoso del Dna al nipote della scomparsa, Alessio, e alla sua compagna, che per alcuni periodi hanno abitato nella villetta di Moscufo durante e dopo la scomparsa di Giovina. I due giovani inizialmente si erano rifiutati di dare l’ok al prelievo, ritenendo la scomparsa della donna un allontanamento volontario lontano da ogni ipotesi di omicidio.
«Probabile morte violenta», è la tesi sostenuta da uno dei cugini di Gioia, Renato Frattura, informatico residente a Rovereto, in Trentino. «Non crediamo al suicidio», continua a ribadire il familiare, «se così fosse avremmo trovato il corpo da qualche parte, intorno casa o altrove». Tante le ispezioni organizzate dall’associazione Penelope, che si occupa di persone scomparse. Uno degli ultimi sopralluoghi si è svolto «un paio di settimane fa in una cava di pietra di Fallo, un tempo proprietà di famiglia», riferisce Natali, «solo un altro tentativo per non smettere di cercare Gioia. Con noi c’era anche la cugina francese, Margherita». Riprende Frattura: «Nella villa di Moscufo i Ris hanno trovato materiale cellulare e organico che potrebbero essere unghia, capelli, cute, da confrontare con cadaveri sconosciuti ed escludere ogni ipotesi ascrivibile ai familiari. Ci piacerebbe conoscere il risultato delle analisi di confronto, che non sono stati resi noti, ma comprendiamo anche la difficoltà in cui si muove il pm pescarese».
«Quel che appare certo», prosegue il cugino trentino, «è che nel momento in cui si è allontanata, il cellulare», introvabile come i due computer, «è rimasto agganciato alle celle di Moscufo. O è stato spento da lei, o da qualcuno che era con lei, prima della sparizione. Solo ipotesi, per ora. Gioia pare non abbia effettuato alcuna transazione con il bancomat e non sappiamo se e quanto abbia prelevato dai conti postali» su cui la procura sta indagando. E, inoltre, la patente di Giovina «è scaduta il primo aprile scorso», rivela Natali, «quando è scomparsa era stata da poco rinnovata». Anche il programma tv “ Chi l’ha visto?” continua a tenere i riflettori accesi sulla vicenda, con un approfondito servizio andato in onda la scorsa settimana, che ha fatto il punto sulla vicenda. Conclude, Frattura: «Di appelli ne abbiamo lanciati tanti, se Gioia è viva le chiediamo di farsi sentire, l’importante è che ci dica che sta bene e noi la lasceremo in pace. Dopo 5 anni, purtroppo, temiamo che sia morta e anche in un periodo relativamente breve alla scomparsa. Ora confidiamo in una risposta della magistratura».