MONTESILVANO. Sono tre persone, due sui 50 e uno sui 35 anni (zii e nipote), i presunti responsabili del pestaggio di lunedì pomeriggio in uno stabilimento balneare ai danni di un ventenne di Città Sant’Angelo. Originari della Campania, i tre abitano e lavorano a Montesilvano. I carabinieri del comando provinciale coordinati dal colonnello Riccardo Barbera li hanno identificati e denunciati per violenza, minacce e lesioni nell’arco di poche ore, grazie anche alle immagini registrate dalle telecamere e dai racconti dettagliati dei testimoni. Definito anche il motivo scatenante di tanta violenza.
Tutto è iniziato dalla reazione dal giovane che, con il fratello, si è accorto di essere ripreso e deriso con il telefonino dal terzetto in uno stabilimento cittadino. E, avvicinandosi al gruppo, ha chiesto di smetterla. La risposta è stata un pugno in faccia, ma era solo l’inizio. Il resto, lo racconta al Centro un testimone che chiede l’anonimato: «Quei ragazzi li conosco benissimo, due fratelli meravigliosi. Altre volte ci hanno chiesto aiuto per problemi di bullismo, ma stavolta è stato impossibile, perché quei tre erano fuori di testa». Ed ecco quello a cui ha assistito il testimone nello stabilimento attiguo a quello dove è iniziata la lite, e dove si è rifugiato il ragazzo preso di mira, seguito dal fratello: «È venuto Gianni (nome di fantasia ndr) cercando rifugio, e mentre ci stava raccontando terrorizzato che era scappato perché lo stavano picchiando, è piombato il gruppetto. Erano fuori di testa», ripete il testimone, «chiunque si parasse davanti è stato spinto via. Delle furie di fronte a un ragazzo indifeso che urlava “non voglio morire non mi ammazzate”, mentre al fratello è stata sbattuta la testa contro la porta del bagno. Tutti quelli che c’erano hanno cercato di mettersi in mezzo, dai ragazzini che al momento affollavano lo stabilimento, al bagnino che si ritrova con un livido su un braccio solo per aver tentato di bloccarli. Ma loro niente, erano delle furie che si facevano largo a spinte e calci, lanciando sedie e tutto quello che si sono trovati davanti. Erano completamente fuori controllo, sembrava che volessero ammazzarlo», ribadisce il testimone. Poi però sono arrivati i carabinieri e l’ambulanza del 118. Il ragazzo, che sanguinava dal volto, è stato medicato in ospedale riportando una prognosi di dieci giorni e uno choc emotivo, di fronte a tutta quella violenza, difficile da superare.
I carabinieri hanno identificato e denunciato i presunti responsabili girando tutto alla Procura. Secondo quanto emerso dai primi accertamenti dei carabinieri, il giovane picchiato e il fratello risultavano affetti da diverse forme di autismo, ma la famiglia puntualizza che non è così: «È una notizia assolutamente falsa e devastante psicologicamente».
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