
VASTO. Concorso in favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e permanenza illegale di stranieri sul territorio nazionale. È arrivata ieri al capolinea “Fake marriage”, la vicenda giudiziaria che otto anni fa sconvolse l’Alto Vastese. Sedici gli imputati accusati di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina attraverso finti matrimoni. Il collegio formato da Bruno Giangiacomo presidente) e giudici a latere Stefania Izzi e Michela Iannetta, dopo 3 ore di camera di consiglio, ha condannato Gaetano Galizia alla pena di 5 anni di reclusione e 20mila euro di multa, Renato Luigi Trofino, Duilio Di Vito, Santa Angustia Herrera Montero, Cuello Munez Yenni Margarita, Nicolino Di Guglielmo e Ottavio Racciatti alla pena di 4 anni e 6 mesi e 17mila euro di multa a testa, Gianfranco Gianserra a un anno di reclusione e 17mila euro di multa. Assolti Garcia Santa Estervhina, Sergio Piccirilli, Urena Mendez, Maria Nunez Polanco, Maria Petronilla, Daniela Di Stefano, Pellegrino Gianquitto e Francesco Bonito. Il pm Giampiero Di Florio aveva chiesto per alcuni la condanna a 8 anni. Il collegio ha escluso molte aggravanti.
Gli accusati in origine erano 28. Al termine dell’udienza preliminare che si tenne nel 2018, sei indagati furono assolti e tre patteggiarono. Ramona Munoz Payano e la figlia Soragel Ortega Munoz furono condannate con il rito abbreviato a 3 anni e 6 mesi. Giancarlo Braggio a 6 mesi.
Il processo cominciò con 19 imputati ma ieri i giudici si sono occupati di 16 di loro. La vicenda 8 anni fa varcò i confini regionali: matrimoni all’apparenza regolari venivano celebrati a Santo Domingo con tutti i crismi dell’ufficialità. Le spose una volta arrivate in Italia, lasciavano i mariti. Ma questi non erano vittime. Chi si prestava ad andare in Sud America per sposare queste donne non cadeva in un raggiro d’amore. Affrontava il viaggio perché pagato da chi gestiva finti matrimoni per far ottenere alle donne caraibiche la cittadinanza italiana. Lo scopo dell’organizzazione era far ottenere permessi di soggiorno. I matrimoni non venivano consumati. L’operazione fu condotta dai carabinieri di Vasto e delle stazioni di Roccaspinalveti, San Buono, Guglionesi e Vimercate vicino Milano. In cinque finirono in manette, altre 23 persone vennero denunciate. In mano ai carabinieri finì una copiosa documentazione che dimostrava per alcuni l’attività illecita, in particolare documenti anagrafici, stati di famiglia, versamenti bancari, visite mediche, tutto finalizzato all’espletamento degli iter burocratici per l’ottenimento della cittadinanza italiana. A far partire l’operazione fu la presenza a Liscia di un’avvenente donna della Repubblica Domenicana che dopo aver sposato un uomo del paese era sparita.
Ieri gli imputati sono assistiti per lo più dagli avvocati Antonello Cerella, Nicola Chieffo, Luca Damiano e Massimiliano Sichetti. I legali alla lettura della sentenza (le cui motivazioni saranno rese note fra 15 giorni) sono parsi soddisfatti. Gli imputati hanno rischiato infatti pene severissime. Anche i condannati sono stati assolti da alcuni reati e la loro posizione si è alleggerita.
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