BRUXELLES (BELGIO). Il commissario europeo Thierry Breton faceva sul serio. Dopo un botta e risposta con Elon Musk lungo due giorni, Bruxelles mette sotto inchiesta X per l’ondata di disinformazione e contenuti terroristici, violenti e di incitamento all’odio apparsi sulla piattaforma all’indomani dell’attacco di Hamas in Israele. E lo fa sfoderando per la prima volta le norme contenute nel suo nuovo Digital Services Act, pensato per ritenere le grandi piattaforme responsabili di messaggi e video illegali che appaiono sulle loro piattaforme. Tutti contenuti che, accusa l’esecutivo Ue, in questi giorni di conflitto si sono moltiplicati sul social media. A due giorni dalla prima lettera di avvertimento spedita dal commissario francese, X ha replicato con una difesa su tutta la linea espressa dalla ceo Linda Yaccarino. «Dopo l’attacco terroristico a Israele, abbiamo preso provvedimenti per rimuovere o segnalare decine di migliaia di contenuti», ha scritto l’amministratrice delegata, assicurando che «non c’è posto su X per organizzazioni terroristiche o gruppi estremisti violenti».
Una replica che però non è bastata ai servizi dell’esecutivo Ue che, forti delle evidenze raccolte e impegnati sullo stesso fronte anche con Meta e TikTok, hanno deciso di passare dalle parole ai fatti. Recapitando direttamente a Musk una richiesta formale di informazioni come primo passo di un’indagine formale inedita ai sensi del Dsa. La richiesta, già contenuta nella missiva di richiamo, è di introdurre «misure di mitigazione proporzionate ed efficaci» per affrontare la disinformazione e di ottemperare alle responsabilità che competono a una società designata tra le big del tech capaci di influenzare il mercato.
E, oltre alla diffusione su X di propaganda terroristica e disinformazione in relazione al conflitto in Israele, i funzionari Ue stanno indagando anche sui protocolli previsti dal social media per reagire a una crisi. Tutti quesiti ai quali ora X è chiamata a rispondere tra il 18 e il 31 ottobre. Spetterà poi a Bruxelles valutare i passi da intraprendere. La minaccia che si allunga sulla major californiana è scritta nero su bianco nel Dsa: il mancato allineamento alle norme Ue può comportare multe fino al 6% del giro d’affari annuo e, in ultima istanza, lo smantellamento delle attività in Europa.