PESCARA. Le carte dell’ultima indagine – 12 arresti per spaccio di droga scattati mercoledì scorso a Rancitelli con l’operazione “Giorno e notte” – lo definiscono «pluripregiudicato e in rapporti con la criminalità calabrese, in particolare con la ’ndrina Ursino di Locri». Questo il biglietto da visita di Natale Ursino, indagato per l’omicidio del 1° agosto 2022 insieme ad altre due persone: Ursino sarebbe il mandate. All’ora di cena, quella sera, un killer ha fatto irruzione in un bar lungo la strada parco con i clienti seduti ai tavolini e ha aperto il fuoco contro l’architetto Walter Albi e contro l’amico, l’ex calciatore Luca Cavallito: Albi è morto sul colpo mentre Cavallito, colpito ripetutamente e agonizzante in una pozza di sangue, si è salvato per miracolo.
L’ordinanza di 352 pagine che ha mandato in carcere i signori della droga di Rancitelli, capaci di soddisfare la fame di eroina, cocaina e crack di 350 clienti al giorno con un giro d’affari da 15mila euro ogni 24 ore, descrive il ruolo di Ursino nell’omicidio Albi: «La presenza di Ursino sul territorio abruzzese è iniziata già anni or sono ma soprattutto dopo l’omicidio Albi il suo nome è balzato alle cronache perché ritenuto il mandante dell’omicidio dagli inquirenti», dice il gip Francesco Marino. In un’intercettazione captata dai carabinieri si racconta che Albi «doveva effettuare un viaggio in Sudamerica per trasportare stupefacenti in Europa. La causa dell’omicidio sarebbe stata proprio la mancata partenza di Albi nonostante abbia ricevuto il denaro necessario».
Nelle intercettazioni Ursino è chiamato “lu Curt”, anzi «quell’infame de “lu Curt”»: «Mi ha dato negativo pure a me», si lamenta Claudio Dell’Orso, ritenuto il fornitore della droga di Rancitelli e arrestato nella retata della settimana scorsa. «Dell’Orso lo definisce un infame probabilmente perché lui non riteneva l’omicidio necessario», dice il gip.
Il calabrese Ursino compare a Pescara almeno sei anni fa: la squadra mobile di Pescara lo identifica durante un blitz a casa di Dell’Orso, a Montesilvano. Nell’indagine “White Horse” su un giro di droga nel 2017, la polizia bussa a casa di Dell’Orso per una perquisizione e «lo stesso veniva trovato in compagnia di Ursino». E non è l’unico ospite: «La squadra mobile identificava altri soggetti di origine calabrese che si erano recati a casa di Dell’Orso». Si tratta di una donna e due uomini, «tutti originari di Ardore in provincia di Reggio Calabria». Non è una sorpresa per gli investigatori che Dell’Orso abbia rapporti con i calabresi: con le intercettazioni di quell’indagine si scoprono anche «contatti con un pluripregiudicato sanseverese anch’egli in rapporti con la criminalità organizzata».
Ma l’operazione “White Horse” finisce nel vicolo cieco dell’archiviazione «perché la squadra mobile riferiva di non essere riuscita a raccogliere elementi incriminanti a carico di Dell’Orso». Però, per gli inquirenti, quell’indagine «fornisce un quadro molto chiaro su Dell’Orso e sui rapporti che questi sia in grado di intrattenere con grossi pregiudicati appartenenti alla criminalità organizzata pugliese ma soprattutto calabrese». E uno di questi è Ursino, residente nel Teramano con interessi in un centro estetico.