
VASTO. Per l’abbattimento di alberi di pregio nel centro urbano non sarà più sufficiente una perizia redatta da un tecnico abilitato, ma saranno necessarie “analisi strumentali” che ne attestino l’eventuale pericolosità. A distanza di due anni dall’approvazione del regolamento del verde pubblico e privato, arrivano alcune modifiche al documento votato all’unanimità dal consiglio comunale a ottobre del 2020. La più importante prevede l’utilizzo di alcune tecniche in grado di accertare lo stato di salute della pianta e eventuali danni da fungo cariogeno. Le integrazioni apportate dagli uffici verranno sottoposte il 24 gennaio prossimo all’attenzione della commissione consiliare Affari generali ed istituzionali presieduta da Lucia Perilli. «Come avevo già anticipato nei mesi scorsi il regolamento è stato rivisto ed integrato in diversi punti», spiega l’assessore all’ambiente, Gabriele Barisano, «in particolare è stato introdotto l’utilizzo di analisi strumentali per accertare lo stato di pericolo dell’albero. Verranno cioè effettuati degli approfondimenti tramite resistografo, che consente di verificare eventuali danni da fungo cariogeno, tomografia sonica che verifica la qualità interna del legno mediante onde sonore, il pulling test che consiste in una prova di trazione ed altre tecniche. Spero che su queste integrazioni, il cui obiettivo è tutelare il nostro patrimonio arboreo, si registri ampia condivisione», conclude Barisano.
Nei mesi scorsi erano state le consigliere comunali Maria Amato, Alessandra Notaro e Alessandra Cappa a sollevare con una mozione il problema dei numerosi abbattimenti di alberi avvenuti in città e a richiedere alcune modifiche al regolamento, anche se tra quelle che verranno sottoposte alla commissione consiliare sono rimaste fuori le sanzioni che oggi sono davvero esigue. «Va assolutamente rivisto il sistema sanzionatorio», commenta Amato, «la nostra mozione non prevedeva solo l’inserimento delle analisi strumentali e tecniche prima di decidere l’abbattimento di un albero, ma anche di rivedere l’impianto sanzionatorio in base al principio di proporzionalità».
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