
CHIETI. Valentina Civitarese, 78 anni di Ortona, è morta per le conseguenze dei maltrattamenti in famiglia. E a «usare violenza fisica» nei suoi confronti è stata la sorella Lunella, di tre anni minore. Ne è convinto il sostituto procuratore della Repubblica di Chieti Giancarlo Ciani, che ha chiesto il rinvio a giudizio della donna. Sarà il giudice Luca De Ninis, nell’udienza del prossimo 12 dicembre, a decidere se l’imputata dovrà finire sotto processo per un reato che, codice penale alla mano, è punito con il carcere da 12 a 24 anni. A condurre le indagini, anche attraverso intercettazioni, sono stati i poliziotti della squadra mobile di Chieti. L’imputata, difesa dall’avvocato Domenico Gianluca Travaglini, ha sempre respinto le accuse con forza.
LE ACCUSE
Lunella Civitarese, come ricostruito dall’accusa, ha ospitato la sorella – malata di demenza senile – nella propria abitazione al civico 151 di Villa Rogatti fin da marzo 2020. Secondo il pm, la donna «poneva in essere nei suoi confronti maltrattamenti e, segnatamente, usava violenza fisica nei riguardi della stessa». Lunella, dunque, non voleva uccidere. Ma, in base alla tesi accusatoria, il decesso avvenuto all’ospedale di Lanciano l’11 febbraio 2022 è direttamente riconducibile alle botte. Dalle indagini è emerso che, «anche in epoca antecedente» alla morte, l’anziana ha riportato fratture costali. In un arco di tempo compreso tra «circa 10-15 giorni» prima della tragedia, ha subito «ulteriori percosse in conseguenza delle quali riportava» altre fratture, per l’effetto delle quali «si generava una sepsi», ovvero un’infezione generalizzata. «In conseguenza delle descritte lesività», il cuore dell’anziana si è fermato.
LA RICOSTRUZIONE
La mattina del giorno della tragedia Valentina Civitarese, in uno stato di semincoscienza, è stata trasportata con un’ambulanza al Renzetti di Lanciano dopo la telefonata fatta al 118 dai familiari. La paziente è stata sottoposta a una serie di esami e i medici le hanno riscontrato traumi e lesioni a livello toracico. L’anziana è stata poi ricoverata in terapia intensiva. In un primo momento, era stato preso in considerazione anche un suo trasferimento a Chieti. Ma le condizioni di Valentina sono precipitate velocemente, fino al decesso. Il quadro clinico, però, ha insospettito chi ha preso in cura la paziente ed è quindi scattata la segnalazione alla polizia.
GLI ESAMI MEDICI
Dall’autopsia e dai successivi studi dei medici Pietro Falco e Luigi Capasso è emerso che Valentina è morta per «insufficienza multi organo da sepsi secondaria a un ematoma», causato «da fratture plurime della gabbia toracica non sincrone, cioè appartenenti ad almeno due gruppi di episodi succedutisi nel tempo». Quelle fratture «sono riconducibili, con elevata probabilità logica, a cadute in piedi da un’altezza inferiore a due metri (pur in assenza di tracce traumatiche agli arti inferiori)» e a «eventi traumatici non accidentali, quali compressioni e/o spinte contro la gabbia toracica da parte di terzi». I familiari della vittima, alcuni dei quali assistiti dall’avvocato Massimiliano Ceddia, potranno costituirsi parte civile e chiedere il risarcimento dei danni.(g.let.)
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