
AVEZZANO. Potrebbe tornare in Comune tra venti giorni il sindaco Gianni Di Pangrazio, attualmente sospeso a causa degli effetti della legge Severino per una condanna in primo grado per peculato d’uso legata all’utilizzo dell’auto blu. Il primo cittadino eletto è “in panchina”, e Avezzano aspetta ormai da un anno e due mesi il reintegro. Nonostante questa situazione di stallo e nonostante il lungo periodo trascorso, il reintegro non è così scontato. Di Pangrazio ha due strade da percorrere per rientrare a palazzo di città, due diverse opzioni che potrebbero rimetterlo alla guida dell’esecutivo cittadino ma che presentano tempistiche differenti. La complessa procedura necessaria al superamento dello stop forzato imposto dalla legge 190 del 6 novembre 2012, se le cose non dovessero andare come previsto, potrebbe richiedere altri mesi, legati alla fissazione delle udienze.
PRESCRIZIONE
La prima opportunità per Di Pangrazio è quella della prescrizione dell’unico reato per cui è stato condannato. Sfumata la richiesta di illegittimità della legge, presentata dalla difesa di Di Pangrazio e respinta dal tribunale, l’opzione più a portata di mano per tornare a sedere sullo scranno comunale subito dopo l’estate è quella della prescrizione. Più esattamente, dopo il 13 settembre verrà dichiarata la prescrizione del reato di cui è accusato per un presunto utilizzo irregolare delle auto blu quando era dirigente della provincia. Per dichiarare il reato prescritto è necessario che si tenga un’udienza che finora non è stata mai fissata. Si tratta dell’udienza di Appello, a cui ha fatto ricorso il legale del primo cittadino, Antonio Milo.
SCADENZA SEVERINO
Se il tribunale dell’Aquila non dovesse ancora fissare un’udienza davanti alla Corte d’appello, allora la sentenza di prescrizione non potrà esserci e il sindaco di Avezzano non potrà tornare in Comune. A quel punto bisognerà attendere l’esaurimento degli effetti della Severino, che dura 18 mesi. In quel caso Di Pangrazio dovrebbe aspettare il 2023 per tornare in carica, e più esattamente l’8 gennaio, quando saranno scaduti i 18 mesi di sospensione previsti dalla legge.
IL RISCHIO
Ma i guai piombati sulla testa di Di Pangrazio a causa della legge approvata dieci anni fa potrebbero non essere finiti. Si tratta di una terza possibilità, alquanto improbabile, ma che vedrebbe aggiungersi un ulteriore anno di sospensione ai 18 mesi. Una eventualità che si verificherebbe solo in caso di una condanna prima del 13 settembre, durante l’udienza d’Appello. Una vera e propria odissea quella che sta vivendo Di Pangrazio, eletto il 5 ottobre 2020 dopo il 32,56% (8.043 voti) al primo turno con 6 liste a sostegno, e il 58,45% (10.322) al ballottaggio, ma dopo nove mesi, l’8 luglio 2021, costretto alla sospensione.
LA LEGGE
Quando il decreto legislativo Severino fu approvato, il 31 dicembre 2012, si conquistò le prime pagine dei giornali ed ebbe una grande risonanza internazionale, passando come una pietra miliare nella lotta alla corruzione a garanzia di trasparenza degli organi politici rappresentativi, dal Parlamento fino ai piccoli Comuni. Successivamente, secondo i suoi detrattori, ha iniziato a rappresentare la negazione della democrazia, tanto che ne è stata chiesta l’abolizione col referendum che, nel giugno scorso, non ha raggiunto il quorum.
BATTAGLIA LEGALE
Il 20 settembre 2021 sarebbe dovuta arrivare la decisione del giudice civile sul ricorso presentato dal sindaco di Avezzano. L’attesa si era protratta fino a novembre, quando il tribunale dell’Aquila aveva respinto le richieste dei legali di Di Pangrazio, Claudio Verini e Stefano Recchioni. Un ricorso civile che si fondava su alcuni precedenti in cui la legittimità della Legge Severino era stata messa in discussione. Attualmente, dal giorno del commissariamento, la guida dell’amministrazione è nelle mani esperte del vicesindaco Domenico Di Berardino, braccio destro e uomo di fiducia del primo cittadino. L’istanza faceva leva su punti ritenuti incostituzionali nell’ambito della Legge che prevede la sospensione per 18 mesi dall’incarico amministrativo. La battaglia legale è però destinata a continuare. Nel frattempo Di Pangrazio non è stato con le mani in mano ma, come aveva annunciato subito dopo la sospensione, si è dedicato alla politica, guidando il movimento civico Abruzzo al Centro, senza però mai negare la voglia di tornare, affermando più volte che «la città ha bisogno di un ritorno alla normalità, e di un sindaco eletto».
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