
AVEZZANO. Si avvicina a grandi passi il ritorno del sindaco Gianni Di Pangrazio alla guida del Comune di Avezzano. Sospeso per l’applicazione della legge Severino, dopo la condanna per un uso improprio dell’auto blu, potrebbe rientrare in Comune dopo il 24 ottobre, data fissata per l’udienza in Corte d’appello all’Aquila (ore 11). Il giudice potrebbe dichiarare l’estinzione del reato di peculato d’uso per avvenuta prescrizione.
QUALI SCENARI
Con la prescrizione cesseranno gli effetti della legge Severino. Secondo i calcoli dei legali del sindaco sospeso, la prescrizione del reato di peculato d’uso, quello che ha portato allo stop amministrativo, scatterà il 7 settembre prossimo. Vorrà dire che il 24 ottobre, salvo rinvii, il giudice emetterà la sentenza di estinzione del reato per avvenuta prescrizione. Successivamente il prefetto dell’Aquila dovrebbe emettere un provvedimento di revoca della sospensione e Di Pangrazio tornerebbe a sedersi sullo scranno comunale. Sfumata la richiesta di illegittimità della legge Severino, presentata dalla difesa di Di Pangrazio e respinta dal tribunale, la strada è stata proprio quella della prescrizione. Anche se poco probabile, la Corte d’Appello potrebbe però pronunciare sentenza di proscioglimento dal reato. Per Di Pangrazio, che sulla questione non rilascia dichiarazioni, gli effetti della Severino dovevano durare 18 mesi. Il rientro verrebbe dunque anticipato di qualche mese, visto che la sospensione è prevista fino all’8 gennaio 2023.
BATTAGLIA LEGALE
L’iter burocratico a cui il primo cittadino ha dovuto far fronte è stato molto complesso e singolare. Si contano sulla punta delle dita i casi in Italia di sospensione di sindaci per la legge Severino. Dopo la sospensione, il 20 settembre 2021 sarebbe dovuta arrivare la decisione del giudice civile sul ricorso presentato da Di Pangrazio. L’attesa, invece, si era protratta fino a novembre, quando il tribunale dell’Aquila aveva respinto le richieste dei legali di Di Pangrazio, Claudio Verini, Antonio Milo e Stefano Recchioni. Un ricorso civile che si fondava su alcuni precedenti in cui la legittimità della legge Severino era stata messa in discussione perché incostituzionale (non rispettando la famosa presunzione d’innocenza fino al terzo grado di giudizio).
LE CONDANNE
Oltre a Di Pangrazio erano state condannate altre due persone e anche per loro ci sarà l’Appello. I giudici di primo grado (presidente Ciro Riviezzo, a latere Monica Croci e Tommaso Pistone) avevano condannato Di Pangrazio a un anno e quattro mesi per tre viaggi con l’auto di rappresentanza. I pm Stefano Gallo e Roberta D’Avolio avevano chiesto per lui 4 anni e mezzo di reclusione. Il primo viaggio al centro della condanna, a Milano, era finalizzato, secondo la difesa, al finanziamento del microcredito da destinare alle famiglie di Avezzano in difficoltà. Per altri quattro viaggi Di Pangrazio era stato invece assolto. La dirigente della Provincia dell’Aquila, Paola Contestabile, di Celano, era stata assolta ma per lei ha fatto ricorso il pm. L’autista Maria Pia Zazzara, di Pescina, è stata condannata a 8 mesi e dieci giorni di reclusione su una richiesta dei pubblici ministeri di 2 anni e 8 mesi, mentre l’autista Mario Scimia, dell’Aquila, a un anno e 10 giorni. I pm per lui avevano chiesto 3 anni e 8 mesi. Per tutti la pena è stata sospesa. L’ex autista, Ercole Bianchini, aveva patteggiato a suo tempo una pena di due anni. Il collegio difensivo è composto anche dagli avvocati Roberto Verdecchia, Alessandro Benedetti, Giovanni Marcangeli e Stefano Massacesi.
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