SAN SALVO. Fra due settimane terminerà alla Denso la cassa integrazione. Il futuro dei lavoratori in esubero è ancora una grossa incognita. I meccanismi della cosiddetta “transizione occupazionale” sono ancora piuttosto incerti. Le linee guida fornite a maggio dal ministero non sono le stesse date nei giorni scorsi all’azienda. «Lunedì 16 ottobre», fa sapere il segretario della Fiom, Alfredo Fegatelli, «alle 11 avremo un incontro al ministero del Lavoro». All’incontro sarà presente l’azienda. «I sindacati hanno chiesto l’incontro», riprende Fegatelli, «per avere chiarimenti su come si può usare lo strumento della cassa integrazione dopo il 31 ottobre. Le nostre perplessità non sono solo legate allo strumento ma a tutto il percorso che l’azienda vuole mettere in campo».
Uno dei dubbi più grandi riguarda l’occupazione. «Qualora non dovessero essere recuperati tutti gli esuberi individuati, come dovrà operare l’azienda?», si domanda la Fiom. «Attendiamo un chiarimento dal ministero che fughi i nostri dubbi. Se questo non dovesse accadere, come Fiom avremo forti perplessità ad avallare il nuovo strumento».
Denso da diversi mesi è stata costretta a ricorrere alla cassa integrazione. Centocinquanta lavoratori a rotazione sono rimasti a casa. Cosa accadrà il 1° novembre? Legittimi i dubbi delle rsu e dei segretari sindacali Alfredo Fegatelli (Fiom), Marco Laviano (Fim), Nicola Manzi (Uilm) e Nicola Amicucci (Fismic). Gli esuberi possono essere ridotti anche con nuovi ordinativi. I dirigenti Denso stanno cercando di portare lavoro a San Salvo. Previsti ordinativi di alternatori prima destinati ai siti produttivi del sud America. Fim, Fiom, Uilm e Fismic condividono, tuttavia, la necessità di rafforzare le attuali lavorazioni in attesa dei nuovi prodotti «a garanzia», spiegano, «che le professionalità e l’impegno mostrati nel corso di questi anni dai dipendenti della Denso non vengano per nessun motivo disperse». Difendere l’occupazione in questo momento è per i sindacati una priorità. «L’occupazione va difesa e sostenuta», dice il segretario della Uilm, Nicola Manzi, «per evitare che altri Paesi a basso costo siano l’alternativa alle nostre aziende. Il tessuto industriale dell’Abruzzo ha bisogno di lavoro e investimenti per intercettare nuovi ordinativi legati alla transizione ecologica , in particolare nel mercato dei motori elettrici».
L’auspicio dei sindacati è che la “transizione occupazionale” sia socialmente sostenibile e che il processo di elettrificazione non si trasformi in un boomerang. Al momento i punti da chiarire sono ancora tanti. Per questo l’incontro del 16 ottobre è atteso con ansia dai lavoratori della multinazionale giapponese.
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