L’AQUILA. Oggi a Filetto si terrà la cerimonia per ricordare i 78 anni dalla strage nazifascista che causò la morte di 17 persone. Quest’anno ci sarà la presenza di una delegazione della città tedesca di Pocking, località situata in Baviera. In questo comune ha vissuto gli ultimi anni di vita il vescovo ausiliare di Monaco, Matthias Defregger, il quale, durante la Seconda guerra mondiale, era capitano dell’esercito tedesco e ordinò la strage di Filetto dopo aver ricevuto indicazioni dai suoi superiori. Questa visita nasce come «segno di riconciliazione e vicinanza alla comunità filettese». La delegazione è arrivata nella piccola frazione aquilana nel pomeriggio di ieri ed è stata accolta nella sede del centro sociale “Il Moro”. Questa mattina ci sarà, nella chiesa parrocchiale, la santa messa in suffragio delle vittime dell’eccidio e, a seguire, la deposizione della corona al monumento dei caduti. La giornata proseguirà con una conviviale. Domani la delegazione ripartirà per la Germania.
IL TESTIMONE
Dalle carte conservate all’Archivio di Stato riemerge la testimonianza del medico Mario Cerutti che nel 1969 (quando un giornale tedesco rivelò che il vescovo Defregger si era reso responsabile dell’eccidio di Filetto) riferì quello che vide, il giorno dopo la strage, a Filetto. «Sul posto», raccontò il medico, «mi si presentò una scena raccapricciante: i corpi dei fucilati erano buttati uno sull’altro in uno scantinato, erano stati cosparsi di benzina e dati alle fiamme. Inoltre, c’era un terribile odore di carne bruciata. Nel mucchio dei cadaveri semicarbonizzati si notavano qua e là i resti di una corda. Quei 17 poveretti erano stati legati l’uno all’altro prima di essere passati per le armi. Era uno “spettacolo” orribile, ma era ancora più terribile vedere i volti delle donne tra le urla e i pianti dei bambini. Le donne di Filetto vagavano senza pace per la campagna e intorno al caseggiato in cui erano stati buttati e carbonizzati i corpi dei congiunti. Gli occhi sbarrati, senza più lacrime, in un clima che aveva dell’innaturale. Vagavano senza una meta, senza una direzione, le braccia ciondoloni, inebetite in un dolore che le aveva già portate a consumare ogni risorsa umana, in lacrime e in grida di terrore».
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