CHIETI. «Dammi i soldi, mi devi aiutare. Mi devi dare 250 euro sennò mi tagliano la testa, io da qua non me ne vado». Così Giuseppe Evangelista, 26 anni, ha iniziato a gridare davanti alla casa della madre, a Villamagna. Poi, si è scagliato su di lei. Ma un carabiniere è intervenuto immediatamente in sua difesa: la donna non ha riportato neppure un graffio, mentre lui è rimasto ferito a un polso. Il giovane, titolare di un’azienda agricola, è finito in manette con le accuse di resistenza a pubblico ufficiale, lesioni personali aggravate e tentata estorsione con violenza: da ieri è rinchiuso nel carcere di Madonna del Freddo. «È l’unica misura idonea a prevenire il pericolo di nuovi reati», ha sostenuto il giudice del tribunale di Chieti Morena Susi convalidando l’arresto.
LA RICOSTRUZIONE
Tutto comincia alle 21.40 di martedì, quando una donna contatta il 112 raccontando che il figlio si è presentato davanti all’abitazione con la pretesa di ricevere denaro e sta suonando insistentemente alla porta. Dopo neanche dieci minuti, i carabinieri della sezione radiomobile della compagnia di Chieti sono già sul posto, in via Roma. La pattuglia si trova davanti Evangelista, che sta gridando a squarciagola: «Dammi i soldi, mi hai rotto il c…, mi devi dare i soldi». La madre, spaventata, lo guarda dal balcone. I militari provano a calmare il ragazzo, che appare in evidente stato di alterazione psicofisica. Il ventiseienne spiega che la madre deve consegnargli del denaro perché ha un debito con un coinquilino e torna a urlare: «Mi deve aiutare perché è mia madre». Più di un residente, richiamato dalle grida, si affaccia dal balcone. In strada c’è anche l’autista del taxi che ha accompagnato Evangelista da Chieti, dove vive in affitto con altre tre persone in un appartamento in via Madonna degli Angeli, fino a Villamagna. Ogni tentativo di tranquillizzare il giovane va a vuoto. Il putiferio si scatena quando la madre di Evangelista scende in strada per saldare la corsa, considerando che il conducente del taxi sta reclamando il pagamento.
L’AGGRESSIONE
Il ventiseienne sembra essersi placato. Ma, a un certo, grida di nuovo: «Questa s… mi deve dare i soldi, lasciatemi stare pezzi di m…, io da qua non me ne vado». Subito dopo, come ricostruito poi in tribunale, fa uno scatto verso la madre con una violenza tale da colpire l’appuntato che sta tentando di separarlo dalla donna. Evangelista è una furia e nasce una colluttazione con i militari, che faticano non poco per bloccarlo e portarlo in caserma, in arresto. Evangelista cambia anche versione, sostenendo che quei soldi avrebbe dovuti ridarli ad alcuni zingari per pagare dello stupefacente. Fin qui, la ricostruzione della serata di violenza.
L’UDIENZA
Dopo la notte trascorsa in camera di sicurezza, su disposizione del pm di turno Giuseppe Falasca, ieri mattina il giovane è comparso a palazzo di giustizia. Assistito dall’avvocato Valentina D’Angelo, si è avvalso della facoltà di non rispondere. Il giudice Susi, su richiesta del pm d’aula Luisa Bertini, ha disposto il carcere. «È una condotta di oggettiva gravità», ha osservato lo stesso giudice, «perché l’imputato ha tentato di aggredire la madre con noncuranza della presenza dei militari, circostanza che denota il tratto di pericolosità sociale della sua personalità». Non possono essere concessi neppure i domiciliari «in quanto non è possibile confidare nello spirito di collaborazione di Evangelista, tenuto anche conto del fatto che il tentativo di estorsione finalizzato al conseguimento di 250 euro appare verosimilmente connesso a finalità illecite, quali quelle di procurarsi sostanza stupefacente, circostanza avvalorata dal fatto che Evangelista risulta frequentare il Servizio dipendenze patologiche (Serd)». L’avvocato D’Angelo ha preannunciato la richiesta di un rito alternativo, «previa perizia sulla capacità di intendere e volere e sulla pericolosità». L’udienza è stata fissata per il 29 febbraio.
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