
TERAMO. Il calo dei residenti in provincia di Teramo va di pari passo con quello della popolazione studentesca. Dai nidi alle superiori, sono sempre meno gli alunni che frequentano le scuole teramane e per l’anno scolastico 2022/2023 la riduzione sarà preoccupante: 859 studenti in meno rispetto al 2021. Complessivamente la regione vedrà nel prossimo anno scolastico 2.723 alunni in meno: 658 a Chieti, 622 all’Aquila, 584 a Pescara. Quello teramano è nettamente il peggior dato d’Abruzzo e non può non essere letto nella cornice più ampia fornita dall’Istat relativa allo spopolamento del territorio: al primo gennaio, riporta l’istituto di ricerca, la provincia di Teramo è scesa sotto la soglia dei 300mila abitanti, 1.702 persi nel 2021.
Una situazione che la Flc Cgil definisce preoccupante e bisognosa di interventi urgenti per evitare una emorragia irreversibile. La parola d’ordine per il sindacato è: investire nella formazione, partendo dagli asili. Il segretario della Flc Cgil di Teramo Sergio Sorella sottolinea come la provincia teramana restituisca la situazione più critica, dovuta anche alle scarse opportunità offerte dall’entroterra. Il calo più alto riguarda la scuola dell’infanzia, che a livello regionale perde 1.100 alunni in un anno (570 la scuola primaria, 490 la scuola secondaria di I grado e 560 quella di II grado).
«Una vera emergenza che dovrebbe rappresentare il primo intervento da mettere in ogni agenda politica. Ma su queste questioni c’è un silenzio che ha il sapore della rassegnazione», commenta Sorella, che deduce una certa noncuranza delle istituzioni sul tema anche da un altro aspetto. «Lo scorso 31 marzo sono scaduti i termini di bandi del Pnrr dedicati agli asili: sono state molte le amministrazioni locali che non hanno presentato progetti per migliorare l’offerta in tal senso», aggiunge il segretario della Flc, invitando le istituzioni a istituire dei tavoli di confronto con le parti sociali per «affrontare subito le questioni legate allo spopolamento e pianificare azioni volte a rendere questo territorio attrattivo. Bisogna far sì che i giovani non fuggano e le famiglie vanno sostenute con i servizi necessari: il primo passo da fare è investire nella formazione. Purtroppo ad oggi, nonostante gli appelli della Cgil a un confronto condiviso, non è stato fatto nulla».
Per il sindacato investire sulla formazione significa anche aumentare l’organico, ma per il prossimo anno la dotazione è rimasta invariata a livello regionale (14.456 posti in organico di diritto e 1.274 posti di potenziamento), con l’unico aumento del sostegno, 252 posti in più che per la Cgil sono «poca cosa rispetto alle richieste».
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