L’AQUILA. Spuntano anche maxi cartelle tra quelle arrivate nelle case degli aquilani che devono restituire il contributo di autonoma sistemazione. Ma ora il Comune cerca il dialogo. Nessun “muro contro muro”, infatti, tra l’amministrazione e le centinaia di nuclei familiari interessati dalla grana Cas, alcuni dei quali nei giorni scorsi si sono visti recapitare stangate anche da diverse migliaia di euro. Intanto oggi la questione finisce sul tavolo della commissione consiliare Bilancio, convocata dal presidente Livio Vittorini, alla presenza degli assessori Paola Giuliani e Manuela Tursini, del segretario generale del Comune Lucio Luzzetti e del dirigente dell’avvocatura comunale Domenico De Nardis, oltre ai rappresentanti di Assoservizi, la società incaricata del recupero dei crediti.
I CONTRIBUTI CONTESI
Sono seimila in totale i cittadini sospettati di aver percepito indebitamente il contributo di autonoma sistemazione nel periodo compreso tra il 2009 e il 2015. Da gran parte di questi, dopo i primi accertamenti, adesso il Comune esige la restituzione, con cartelle che variano da poche decine fino a diverse migliaia di euro. La misura del Cas, varata nell’immediato post-sisma per venire incontro all’emergenza di chi si era ritrovato da un giorno all’altro senza più un tetto sulla testa, prevedeva un contributo quantificabile fino a un massimo di 400 euro mensili per ogni componente del nucleo familiare che ne aveva fatto richiesta in alternativa a una sistemazione negli alberghi della costa o successivamente nelle new town. La cessata emergenza abitativa non aveva però comportato in alcuni casi la sospensione del contributo, che è stato così percepito anche al di là del reale fabbisogno. Tra il 2015 ed il 2020 il Comune dell’Aquila si è quindi attivato con una serie di controlli finalizzati ad accertare la posizione di diversi cittadini. Controlli che hanno già consentito di recuperare nelle casse comunali circa tre milioni di euro. Adesso una nuova ondata di avvisi. Anche se ci sarà da fare un distinguo sulle reali motivazioni dell’indebita appropriazione, alla base della quale ci sarebbero i motivi più disparati: non solo malafede, ma anche difetti di comunicazione, inghippi burocratici e la semplice dimenticanza.
PARLA IL COMUNE
«Nessuna intenzione da parte del Comune di voler intervenire “con la mannaia” nei confronti dei soggetti interessati», rassicura l’assessore con delega a Contenzioso e avvocatura Paola Giuliani. «Ogni situazione sarà affrontata con la dovuta cautela. Possono esserci stati errori in buona fede, come ad esempio la semplice dimenticanza di comunicazione di fine lavori, per cui si cercherà di valutare caso per caso e di esaminare le istanze dei cittadini con tutte le precauzioni necessarie. Questa amministrazione resta al servizio dei cittadini, senza alcuna intenzione di affossarli». Una disposizione al dialogo manifestata anche da Vittorini, che però precisa: «La restituzione è dovuta, sia nei confronti della Nazione, che nel 2009 ha prodotto un grande sforzo collettivo per la nostra città, sia nei confronti degli aquilani che sono stati attenti nelle autodichiarazioni, sia nei confronti dell’amministrazione che impegna tempo e risorse affinché ciascuno di noi possa accedere a opportunità e servizi».
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