
AVEZZANO. Tornava a casa dopo una giornata di lavoro intenso. Professione operaio edile. Polvere, sabbia, dall’alba fino all’imbrunire. La fatica scolpita sul volto e sulle mani. Gabriele Cipolletti ha 64 anni, è avezzanese e vive nel quartiere della Pulcina. Ed è proprio a qualche centinaia di metri da casa – di fronte all’ingresso del liceo scientifico – che ha visto un uomo disteso a terra e privo di sensi. Non ci ha pensato su nemmeno un momento: ha lasciato l’auto sul ciglio della strada e si è precipitato da lui per prestare soccorso. L’uomo, sulla cinquantina, era già in arresto cardiaco. Ma Gabriele conosce le tecniche di primo soccorso. Esegue un primo massaggio cardiaco, ma nulla: il malcapitato non dà segni di vita. L’operaio però non demorde e passa allora alla respirazione bocca a bocca. Ecco i primi segnali. Che alimentano il coraggio di Gabriele. Nel frattempo un’altra persona intervenuta chiama l’ambulanza. Quando arrivano i sanitari l’uomo ha già ripreso conoscenza. Gabriele è ancora lì al suo fianco, lo aiuta, gli parla. Ha sangue freddo. Non demorde. «Ho fatto quello che avrebbe fatto chiunque», racconta ancora emozionato. «Devo ringraziare mia figlia e mio genero che mi hanno insegnato a praticare le tecniche di primo soccorso. Entrambi lavorano come infermieri in un ospedale di Torino. Ho chiesto loro di potermi insegnare qualcosa perché sa, a una certa età è importante conoscere queste cose». Gabriele confessa: «La cosa più importante non è tanto il mio gesto, quanto sensibilizzare le persone, soprattutto quelle più anziane, a imparare a eseguire le tecniche di pronto intervento. Io ho soltanto seguito gli insegnamenti di mia figlia». Dopo l’arrivo in ospedale, comunque, l’uomo colpito dal malore è stato stabilizzato ed è in miglioramento. Il tempo di una doccia veloce e Gabriele è lì, a sincerarsi delle condizioni dell’uomo: «Mi hanno detto che è stabile e questa è la cosa più importante. Se mi piacerebbe incontrarlo? Certo, anche se sono spesso fuori per lavoro. Magari un giorno organizzeremo un incontro». E infine un aneddoto: «E pensare che per tornare a casa non faccio mai quella strada ma stavolta, chissà, sarà stata la provvidenza». (l.p.)