LANCIANO. Si torna in tribunale per la causa tra Regione Abruzzo e un automobilista di Casoli, che ha riportato danni all’auto nello scontro con un cinghiale. La Cassazione ha accolto il ricorso del privato e annullato la sentenza impugnata, rinviando il giudizio al tribunale dell’Aquila, dove a decidere sarà un magistrato diverso dalla prima sentenza. La vicenda va avanti da circa 5 anni. Nel 2017 il giudice di pace di Lanciano aveva condannato la Regione Abruzzo al pagamento della somma di 3.800 euro, oltre alle spese di lite, in favore di P.C. che, alla guida di una Fiat Punto, aveva impattato violentemente contro un cinghiale di 150 chili, sbucato improvvisamente dal lato destro della carreggiata. Ingenti i danni al veicolo. Il tribunale dell’Aquila, dinanzi al quale la Regione aveva proposto appello, aveva successivamente respinto la domanda risarcitoria. Da qui il ricorso in Cassazione, che ha ribadito come «nell’azione di risarcimento del danno cagionato da animali selvatici, a norma dell’articolo 2052 codice civile, la legittimazione passiva spetta in via esclusiva alla Regione, in quanto titolare della competenza normativa in materia di patrimonio faunistico, nonché delle funzioni amministrative di programmazione, di coordinamento e di controllo delle attività di tutela e gestione della fauna selvatica». La sentenza impugnata, pertanto, è cassata e il giudizio rinviato al tribunale dell’Aquila.
Ha suscitato reazioni polemiche, in questi giorni, l’emendamento “anti-cinghiali” inserito nella legge di bilancio. «È sufficiente leggere il provvedimento e informarsi sui numeri del fenomeno per comprendere che non c’è alcuna aggressione alla biodiversità e alcun favore alle lobby venatorie o delle armi», afferma Ombretta Mercurio, responsabile regionale per l’Abruzzo del Dipartimento agricoltura ed eccellenze italiane di Fratelli d’Italia, «non si tratta, infatti, di attività di caccia, ma di un controllo coordinato dal comando unità per la tutela forestale, ambientale e agroalimentare dei carabinieri. L’emergenza è certificata dai numeri: a livello nazionale il cinghiale ha un incremento annuo del numero di capi del 200%, motivo per cui l’abbattimento, ovviamente controllato, risulta l’unica soluzione praticabile ed efficace. Va poi ricordato come il provvedimento agisca con una duplice funzione di tutela, da un lato della sanità pubblica, basti pensare alla sicurezza stradale, e dall’altro degli interessi di agricoltori e allevatori che vedono il loro duro lavoro vanificato dalle aggressioni degli ungulati. A giovarne ulteriormente saranno anche le casse delle Regioni, in particolare la nostra», sottolinea Mercurio, «costrette a sostenere annualmente ingenti spese per risarcire i danni derivati al mondo dell’agricoltura, dell’allevamento ed ai veicoli danneggiati».
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