ALANNO. Costi di produzione alle stelle: la Ico di Alanno chiude definitivamente. Per i 35 dipendenti della fabbrica di carta monouso, già in cassa integrazione dal 27 settembre scorso, sta per aprirsi un futuro di mobilità che durerà un paio d’anni. I vertici dello stabilimento, aperto nove anni fa nella zona industriale, hanno avviato la procedura di licenziamento collettivo che sarà formalizzata tra 45 giorni. Alle maestranze giunge la «solidarietà» del senatore uscente Luciano D’Alfonso, candidato capolista al proporzionale alla Camera per il Partito Democratico e presidente della Commissione Finanze del Senato, che esprime «un richiamo forte e sentito ai sindacati e alla politica regionale perché si apra un tavolo in composizione della procedura di licenziamenti collettivi avviata dalla Ico srl a carico di 35 lavoratrici e lavoratori». «In una così delicata contingenza sociale», sostiene D’Alfonso, «si tutelino massimamente i destini e le prospettive delle persone, delle famiglie e dei territori che fino ad oggi hanno ospitato questa florida attività. Si individuino insieme dunque tutte le possibili soluzioni, che diano continuità ai processi produttivi e tutelino al contempo condizioni occupazionali e aspetti salariali».
Il caso è stato discusso ieri sera nella sede dell’Unione Industriali di Pescara che potrebbe riaprire uno spiraglio consentendo la rioccupazione di alcuni dipendenti licenziati negli altri tre stabilimenti Ico di Sambuceto, Pianella e Foggia, che, invece, proseguono regolarmente la produzione di cartoni per imballaggi.
All’incontro con i vertici industriali, ha partecipato Manlio Cocchini, amministratore delegato della Ico (Industrie cartoni ondulati, 270 dipendenti in totale, 73 anni di attività e quattro realtà aperte). «Con le ferite nell’animo» per la sorte delle maestranze rimandate a casa, Cocchini ha spiegato le ragioni della chiusura del solo stabilimento di Alanno: «In questa fabbrica abbiamo lavorato il “tissue”, un processo di trasformazione ad aria della carta, per uso bagno e cucina, altamente energivoro. I costi di produzione sulle bollette sono aumentati esponenzialmente di 10-12 volte, oltre agli aumenti sul trasporto della merce, che avveniva soprattutto all’estero, Stati Uniti in primis». «Già a settembre dello scorso anno», ha proseguito Cocchini, «abbiamo capito che non ce l’avremmo fatta, motivo per cui abbiamo avviato la cassa integrazione per i 35 dipendenti che ora andranno in mobilità». Per la loro sorte «siamo fortemente dispiaciuti anche perché alcuni sono ancora in età da lavoro, 40-57 anni. Ci saranno altri incontri e confronti con l’associazione degli industriali» per capire se per alcuni è possibile una riconversione «nelle altre tre fabbriche» che, ha precisato Cocchini, «proseguono regolarmente l’attività di produzione perché ancora riusciamo a contenere tutti i costi».
Preoccupazione per il futuro dei 35 lavoratori del comprensorio, è stata espressa dal sindaco di Alanno, Oscar Pezzi, che si rammarica: «E pensare che il precedente insediamento della Burgo e poi della Kimberly, che hanno ceduto il posto alla Ico, dava lavoro a oltre 250 dipendenti».