
CHIETI. Dai cesti natalizi alle cialde del caffè. Dai pranzi ai buffet, passando per non meglio precisati «alimenti e bevande». Tutto pagato con i soldi pubblici. Le spese della Ops, l’azienda che si occupa principalmente dei controlli sulle caldaie nelle case dei cittadini, sono finite sotto la lente d’ingrandimento della Provincia, che detiene l’89,7% del capitale sociale (il restante 10,3% è del Comune di Chieti). Sulla vicenda sono già in corso gli approfondimenti della Corte dei conti. Fatto sta che, nei giorni scorsi, il segretario generale della Provincia Antonella Marra e il dirigente Giancarlo Moca hanno scritto al presidente della Ops Alessio Monaco, ai consiglieri di amministrazione Simona Torelli e Michele Maccione, al collegio sindacale composto da Anna De Sanctis, Angelo Romano e Marco Marino e al revisore unico Giuseppe Moretta.
IL RICHIAMO
Nella lettera si chiede «di trasmettere entro e non oltre il 9 gennaio 2023 la documentazione afferente ai rimborsi spesa erogati a qualsiasi titolo dalla società negli ultimi dieci anni, specificando le modalità di calcolo». Non solo: sempre secondo la Provincia, «i rimborsi a piè di lista» inviati dall’azienda con una nota del 30 novembre scorso e ben 32 voci di spesa indicate in un prospetto allegato «non sembrano conformi alle fondamentali regole di spesa pubblica a cui la società in house (ovvero la Ops, ndr) è obbligata». Ecco perché viene chiesto di inoltrare i giustificativi «prima di attivare eventuali procedure di recupero e valutare possibili profili di responsabilità».
LE SPESE
Solo le 32 voci di spesa contestate, senza dunque considerare i rimborsi, ammontano complessivamente a oltre 91mila euro. Scorrendo l’elenco, spuntano persino 545 euro per capsule e cialde di caffè, 294 euro per macchine da caffè e 2.156,36 euro di cesti natalizi. E ancora: 7.681 euro per pranzi classificati come «aziendali», 5.430 euro di bevande e prodotti alimentari acquistati in rinomati pastifici, pasticcerie, enoteche e aziende dolciarie. L’importo maggiore è legato ai 39.000 euro per la «somministrazione lavoro», seguiti dai 16.000 euro per il «servizio assistenza uffici pubblici», dai 5.000 euro per i «servizi di manifestazione ed eventi» e dai 4.500 euro per il «servizio di stampa, materiale grafico, inviti, biglietti personalizzati e distribuzione». Tra le spese finite nel mirino della Provincia, non mancano neppure quelle legate a materiale tecnologico, a partire dai 900 euro per un cellulare e dai 200 euro per una «cuffia telefonica». Senza dimenticare «bandiere» per 179 euro, non meglio identificate «confezioni omaggio» comprate in una cooperativa di Agnone a 1.013 euro e i 600 euro per «noleggio pullman».
LA RIUNIONE
Il presidente della Provincia Francesco Menna ha già convocato per il 12 gennaio la conferenza per il «controllo analogo», ossia una seduta nella quale sarà analizzata la documentazione trasmessa dalla Ops.