
CHIETI. Per la Fondazione delle Figlie dell’amore di Gesù e Maria di suor Vera D’Agostino la variante al piano regolatore generale chiesta per il Centro di accoglienza per migranti, disabili e categorie disagiate non è altro che il compimento di tutti gli atti burocratici a sostegno di strutture già esistenti. Strutture nate a seguito del terremoto dell’Aquila, nel 2009, per accogliere i terremotati e poi messe a disposizione anche dei migranti. La variante era stata chiesta nel 2016, l’iter burocratico è andato avanti per anni, fino ad approdare ora, a sei anni di distanza, in consiglio comunale. Prevede quello che viene definito un «leggero ampliamento» dei posti a disposizione ma, viene sottolineato, non è solo per migranti ma per l’intera comunità. E in particolare, rimarcano dalla Fondazione, «sono posti a sostegno di famiglie in difficoltà, di persone sole che non sanno dove andare, di detenuti riammessi in comunità, di tutti coloro che non hanno un tetto. Sono posti offerti gratuitamente a chi ha bisogno». E dunque la polemica sollevata dalla capogruppo di Azione politica, Serena Pompilio, alla vigilia del consiglio comunale di oggi dove si voterà la variante urbanistica, viene rimandata decisamente al mittente.
LE ACCUSE DI POMPILIOLa consigliera comunale aveva accusato l’amministrazione di voler trasformare la città in un «centro profughi». Con il dito puntato direttamente contro il sindaco Diego Ferrara, lo aveva incolpato di voler perseguire un incremento demografico portando in città i profughi, ed evocando anche ricadute economiche dietro l’operazione. I profughi, aveva infatti detto, «se non inseriti in un contesto socio-economico adeguato, rischierebbero di essere strumentalmente utilizzati, loro malgrado, per fini esclusivamente economici. Una delibera», aveva aggiunto, «presentata in tempi rapidissimi, lo scorso 7 giugno, con un progetto di variante urbanistica (le cui deleghe sono in capo al sindaco) portato con una velocità fulminante in consiglio comunale, peraltro senza nemmeno i requisiti tecnici come il Vas – valutazione ambientale strategica – pur di consentire aumenti planimetrici in Brecciarola di circa diecimila metri quadri».
SCONCERTO DELLA FONDAZIONE Parole e accuse che hanno destato sconcerto nella Fondazione di suor Vera. Il Villaggio della Speranza ha sede a Brecciarola: fornisce alloggi gratuiti a persone senza casa, in stretta collaborazione con il Comune, la Caritas e, per quanto riguarda i profughi, con la prefettura. «Un ampliamento è previsto», spiegano dalla Fondazione, «ma si tratta di una piccola quota e non è un’operazione da poter fare a breve. E comunque sarebbero posti destinati non solo ai profughi ma a tutti. La nostra è una struttura che mettiamo a disposizione dell’intera comunità. Non abbiamo intenti speculativi, vogliamo semplicemente dare una mano a chi sta attraversando un momento di debolezza. Collaboriamo con tutte le amministrazioni comunali, a prescindere dal loro colore politico». Attualmente la struttura ricovera 50 profughi e 30 ospiti italiani. Ci sono però altri posti liberi. Complessivamente i posti non superano i 120.
LA REPLICA DI FERRARA«È il solito attacco politico della consigliera Pompilio, che continua a cercare qualsiasi pretesto pur di attaccarmi personalmente», dice il sindaco Ferrara, «questa volta trovo alquanto stupefacenti le sue esternazioni, perché ritengo che la consigliera non si sia informata a sufficienza. Se avesse letto la delibera in questione, non credo che avrebbe parlato di speculazione. Noi non abbiamo fatto nient’altro che portare a compimento un iter partito sei anni fa, un iter che va a supportare una struttura che dà rifugio non solo ai profughi quanto anche ai tanti italiani, alle tante famiglie che, purtroppo in numero sempre maggiore, attraversano momenti di difficoltà economica».
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