
Un piccolo esercito di insegnanti abruzzesi non vaccinati che da tre giorni è tornato a ripopolare le scuole. Ma dopo aver messo fine alla loro sospensione forzata, in concomitanza con la chiusura dello stato di emergenza per il Covid, il ministero della istruzione ha deciso di parcheggiarli in funzioni diverse, cioè lontano dalle cattedre, rispetto a quelle a cui si erano dedicati fino a qualche mese fa.
Parliamo di una platea che ora, però, può svolgere solo lavori di supporto tecnico e per un numero di ore di lavoro in larga misura maggiore di quanto non accadesse prima del Covid.
Questi docenti saranno in uno stallo almeno fino al 15 giugno, a meno che non decidano di vaccinarsi prima di questa data.
CHI SONO
«È molto difficile dire realmente quanti siano realmente questi insegnanti», spiega Davide Desiati, segretario regionale Cisl Scuola, «perché tra i no vax ci sono persone realmente sospese, ma c’è anche chi è riuscito a mettersi in malattia, chi ha preso congedi familiari oppure si è messo in aspettativa senza ricevere assegni».
L’obbligo vaccinale per gli insegnanti è scattato il 15 dicembre 2021, ma a distanza di quasi quattro mesi sono ancora diverse centinaia gli insegnanti e i componenti del personale Ata che hanno dribblato la vaccinazione.
Dal 1° aprile, però, questa platea è potuta rientrare nelle scuole abruzzesi per svolgere mansioni diverse dall’insegnamento frontale.
«Molti docenti no vax stanno ancora decidendo cosa fare e come comportarsi», prosegue Desiati, «molti si sono messi in malattia per 1 o 2 giorni per capire come verrebbero utilizzati, altri ancora hanno dovuto intimare per essere riassunti in servizio dalle sospensioni».
Si parla comunque di centinaia di persone in rapporto alla quota totale dei lavoratori del mondo della scuola.
In questi mesi, gli insegnanti no vax sono stati sostituiti da docenti assunti con contratto a tempo determinato che si esauriranno nel momento in cui il personale deciderà di vaccinarsi.
In Abruzzo, il personale scolastico, sia docente che amministrativo e ausiliario, conta oltre 26mila unità, di cui 20.803 insegnanti e 5.467 lavoratori Ata. Chi tra loro non si è ancora vaccinato per scelta, ora è di fronte all’ennesimo bivio.
COME VERRANNO
REIMPIEGATI
La vaccinazione costituisce un requisito essenziale per lo svolgimento delle attività didattiche a contatto con gli alunni. E gli insegnanti sono obbligati a ricevere anche la terza dose. Ne è esentato solo chi ha specifiche condizioni cliniche, attestate dal proprio medico curante o da un medico vaccinatore.
Gli insegnanti che non si sono ancora vaccinati per scelta, oggi vivono una situazione paradossale.
Non potranno fare lezione frontale, ma solo svolgere attività di supporto. Potranno lavorare nelle biblioteche scolastiche, organizzare laboratori didattici, dare supporto nell’utilizzo degli audiovisivi e delle tecnologie informatiche, ma anche svolgere le attività relative al funzionamento degli organi collegiali; potranno anche essere impiegati nei servizi amministrativi ed essere coinvolti nelle attività di aggiornamento e formazione. In sintesi, i docenti no vax reintegrati potranno fare tutto, tranne il loro vero lavoro: insegnare.
LE ORE DI LAVORO
«Tutti questi no vax adesso stanno valutando cosa fare», spiega ancora il segretario della Cisl Scuola Desiati, «ma il nodo riguarda soprattutto docenti, più che il personale tecnico, perché i docenti no vax, con questo regolamento, dovranno fare 36 ore settimanali di servizio anziché il proprio normale orario cattedra (composto da 18, 22, 25 ore a seconda dell’ordine di scuola)».
E proprio sulla questione riguardante la durata delle ore di lavoro dei docenti reintegrati, il Ministero dell’Istruzione si è espresso confermando le 36 ore settimanali. Questo per evitare che ci fosse una netta differenza nell’orario lavorativo tra docenti-insegnanti (vaccinati) e docenti adibiti a mansioni di supporto (quindi non vaccinati), a favore di questi ultimi.
Dalle 36 ore settimanali non si scappa, dunque, e l’attività di supporto non può essere limitata alle 18 ore settimanali, opzione trapelata in una prima fase.
Sostanzialmente, i docenti non vaccinati sono inquadrati come “lavoratori temporaneamente non idonei all’insegnamento”, e questo vale per tutto il personale educativo che a vario titolo non svolge l’attività di insegnamento ma, in questo caso, può essere impiegato in altri compiti. Spetterà ai presidi decidere come impiegare i docenti e il personale no vax reintegrato, in base alle esigenze della scuola.
Il ministero dell’Istruzione, poi, ha anche chiarito che, qualora il dirigente scolastico consentisse una simile contrazione, a 18 ore, dell’orario della prestazione lavorativa degli insegnanti no vax, potrebbe addirittura ricevere una sanzione di carattere amministrativo.