PESCARA. La prima ipotesi al vaglio dei carabinieri forestali e della Capitaneria di porto è che «un delinquente, peraltro recidivo» abbia pulito serbatoi delle barche e poi scaricato gli scarti di catrame nel fiume. Una ricostruzione avvalorata da uno sfogo del sindaco Carlo Masci che adesso chiede «una sanzione esemplare» per il responsabile: «L’anno scorso, negli stessi giorni, è avvenuta la medesima cosa», dice Masci mentre si tenta di sventare il disastro dell’inquinamento in mare alla fine di un’estate da record per il turismo con la spinta della Bandiera Blu: le chiazze nere e oleose comparse nel Pescara venerdì pomeriggio proprio durante l’acquazzone, nella zona tra ponte d’Annunzio e ponte Risorgimento, sono arrivate fino al porto. La bonifica – «Intervento di contenimento dello sversamento», così viene definito dalla Capitaneria di porto che ha attivato le procedure con il comandante in seconda Marcello Luigi Notaro di concerto con il ministero della Transizione ecologica – è partita e finora la «possibile degenerazione» dello scarico abusivo in mare non si è verificata: a oggi non è stato emesso alcun divieto di balneazione. Tra oggi e al massimo domani sono attesi i risultati delle analisi dell’Arta: in base ai primi accertamenti si tratterebbe di «particelle di materiale semisolido probabilmente riconducibile a catrame/bitume».
VIDEO SU FACEBOOK Uno sversamento abusivo che ha raggiunto il fiume attraverso un canale delle acque bianche, cioè un tombino. E che sia accaduto durante la parentesi di maltempo di tre giorni fa non pare un dettaglio. Ora è caccia aperta agli inquinatori. Un cittadino ha filmato il momento dello scarico abusivo con l’acqua nera che finisce nel fiume: un video decisivo ai fini di lanciare tempestivamente l’allarme e fronteggiare immediatamente l’emergenza ma inutile per rintracciare il responsabile: si vede la parte finale dello sversamento e non l’origine dell’immissione quando il liquido finisce nel tombino. Quel video, pubblicato su Facebook e circolato su Whatsapp, è stato acquisito anche dagli investigatori.
L’IPOTESI DI MASCI Questa la ricostruzione del sindaco: «L’anno scorso, negli stessi giorni, è avvenuta la medesima cosa, evidentemente qualche delinquente, in questo periodo di chiusura delle aziende, si diverte a pulire serbatoi versando direttamente nelle fognature i residui, invece di smaltirli a norma di legge». Un’ipotesi che pare troppo dettagliata per sembrare campata in aria. L’Autorità di Sistema Portuale, competente sul fiume, dice il sindaco, «ha iniziato le attività di bonifica con accorgimenti atti a evitare che la sostanza arrivi al mare. Noi seguiamo costantemente tutte le fasi. Mi auguro che quel delinquente, peraltro recidivo, venga individuato e subisca una sanzione esemplare».
«CHI HA VISTO PARLI»Nicoletta Di Nisio, assessore al Fiume, lancia un appello: «I cittadini ci aiutino a trovare il colpevole. Visto che è la seconda volta che accade significa che c’è qualcuno che aspetta la pioggia per disfarsi di materiali pericolosi. È un danno per l’ambiente, perciò, chi ha visto qualcosa lo riferisca. Il mio appello», conclude, «non è tanto un invito a fare le guardie ma al buon senso per il rispetto della natura».