PESCARA. «Perché abbiamo ancora reti colabrodo, in cui si perde oltre il 50% dell’acqua immessa? Perché le reti non sono state rinnovate integralmente pur conoscendo questo problema da almeno trent’anni? Perché i sindaci soci dell’Aca non hanno imposto e preteso il rifacimento integrale delle reti colabrodo? Quanti e quali interventi sono stati fatti negli anni e soprattutto quali fondi propri ha messo a disposizione Regione Abruzzo oltre a quelli del Piano nazionale di ripresa e resilienza?». Queste le principali domande che il capogruppo Domenico Pettinari e i consiglieri comunali della lista Pettinari Sindaco, Massimiliano Di Pillo e Caterina Artese, rivolgono alla politica e all’azienda consortile acquedottisica, alle prese con le riduzioni e la chiusura di alcuni serbatoi già da settimane, in una stagione simile a quella del 2021, come già ribadito dalla presidente di Aca spa Giovanna Brandelli. «Domande cui difficilmente seguiranno risposte», sottolinea Pettinari. «Se le avremo, saranno vaghe e parziali», precisa, «perché la politica non ha mai voluto metterci davvero la faccia e assumersi la responsabilità che è solo politica. Il sindaco di Pescara Carlo Masci, oltre a essere legale rappresentante di un Comune socio dell’Aca, rappresenta il Comune più grande della società pubblica quindi ha il dovere di battere i pugni, pretendere che si facciano le opere necessarie e riferire ai cittadini e in consiglio comunale su questa grande emergenza che investe la nostra città».
Secondo Pettinari, «l’emergenza idrica non è più sostenibile per i tanti anziani, i disabili e i fragili costretti a rimanere giorni interi senza acqua. Ci sono delle cause e delle concause che bisogna conoscere, per cercare di risolvere il grande problema che da straordinario sta diventando ormai un’emergenza ordinaria». «Una causa sicuramente importante è rappresentata dalla carenza di neve nelle stagioni invernali», aggiunge Pettinari, «ma se su questa quasi nulla possiamo fare, perché naturale, su una concausa determinante si deve immediatamente intervenire: parliamo del rifacimento delle reti colabrodo. Abbiamo ancora reti che perdono gran parte dell’acqua immessa con punte che superano di gran lunga il 50%. Inoltre, per carenza di nevicate abbiamo già un 40% in meno di acqua a disposizione, quindi la somma di questi due fattori produce un mix micidiale di carenza idrica». E insiste: «L’Aca non è un ente astratto e lontano da noi, ma è una società a totale partecipazione pubblica, i cui soci sono i Comuni e quindi i sindaci che approvano i bilanci, nominano ed eventualmente possono rimuovere i vertici».