CHIETI. Il sindaco Diego Ferrara e l’assessore ai Lavori pubblici Stefano Rispoli rispondono per le rime al consigliere regionale di Forza Italia Mauro Febbo che, ieri, a margine di un incontro a piazza San Giustino, ha fatto intendere di avere tutte le intenzioni di candidarsi alle prossime amministrative per guidare Chieti: «Accogliamo con fairplay la discesa in campo, anzi in piazza, di Mauro Febbo, che ieri ha finalmente ufficializzato la sua candidatura a sindaco per il 2025 e, dunque, giunga a lui il nostro sincero in bocca al lupo».
«Ne avrà sicuramente bisogno», ironizzano gli amministratori, «in primis per quello che lo aspetta con la sua maggioranza regionale di centrodestra e i referenti comunali, che non hanno atteso tempo di conoscere i legittimi sogni dell’ex assessore di conquistare Chieti, uscendo sull’argomento con nota e commenti ufficiali non proprio entusiastici. Poi, per lo studio matto e disperatissimo che gli tocca affrontare nei due anni e mezzo di campagna elettorale che lo attendono, visto che in meno di mezz’ora di dichiarazioni è riuscito a violare le leggi della fisica, quelle dell’urbanistica e anche il protocollo dei buoni rapporti istituzionali, facendo strage di teorie precise, competenze e sinergie che sono costati anni di ricerche e scoperte e, a noi, un importante lavoro di ricucitura istituzionale condotto appena eletti, visto che chi governava prima è riuscito a fare terra bruciata intorno al Comune con tutte le istituzioni, Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio compresa. Tutto ciò per attaccare questa amministrazione, che ha portato avanti l’opera fino alla sua ormai imminente definizione, perché potesse essere restituita alla città nel migliore dei modi». Il sindaco e l’assessore, inoltre, promettono a Febbo la mappa dei cantieri in corso e dei lavori che saranno appaltati con 60 milioni di fondi del Pnrr.
Da un punto di vista tecnico è l’architetto Gianfranco Scatigna, responsabile della sicurezza del cantiere di piazza San Giustino, a ribattere al centrodestra: «La pietra di Apricena appare bianca perché ancora intrisa dei rimasugli polverosi delle lavorazioni, alla consegna sarà ripulita e si presenterà con il suo colore naturale (beige chiaro), in linea con la tradizione chiara delle piazze italiane, soprattutto quelle del centro sud, più interessate da un clima mite e caldo. I tratti di pavimentazione sono ancora da rifinire, mancando la bocciardatura superficiale che cancellerà i residui della fugatura. Le caditoie sono estraibili, non cementate come ventilato e dotate di apposita sifonatura». Le varianti sono legate «alle notevoli emergenze archeologiche rinvenute e allo stato complesso e fatiscente della rete dei sottoservizi (acquedotto e rete meteoriche con perdite diffuse)». (y.g.)
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