TERAMO. Si è aperto ieri davanti al giudice monocratico Francesco Ferretti il processo al 51enne vice brigadiere dei carabinieri Franco Caviti accusato di spaccio di sostanze stupefacenti e finito agli arresti domiciliari (poi revocati) nell’ambito di una operazione antidroga della stessa Arma.
Il giudice, nel dichiarare aperta l’istruttoria, ha ammesso i mezzi di prova. La difesa dell’uomo, rappresentata dall’avvocato Massimo Di Rocco, ha presentato una lista testi di 22 nomi. La prossima udienza è stata fissata per novembre con l’audizione dei primi cinque testi citati dalla Pubblica accusa rappresentata dal pm Davide Rosati.
Va precisato che nel provvedimento con cui nel mese di dicembre è stato disposto il rinvio a giudizio, il giudice per le udienze preliminari ha invitato la Procura a voler valutare l’eventuale riqualificazione dell’accusa: non più spaccio ma uso personale. Ma fino a questo momento su questo aspetto la Procura non si è ancora pronunciata e il militare è a processo per spaccio.
Secondo le accuse messe in fila dagli stessi carabinieri che hanno indagato sul collega, all’epoca dei fatti in servizio nella caserma di Castelnuovo Vomano, il militare avrebbe spacciato facendo riferimento a un giro di clienti tra Teramo, Basciano, Torricella Sicura e Penna Sant’Andrea.
Le indagini sono partite nell’agosto del 2020 proprio dai carabinieri, insospettiti dal comportamento del collega. Secondo la tesi della Procura le indagini hanno permesso di ricostruire un giro di spaccio che ogni mese, sempre secondo l’accusa, muoveva tra i 300 e i 500 grammi di cocaina.
Il sistema ricostruito dagli inquirenti era a credito, non prevedeva quindi uno scambio economico immediato, ma solo a conclusione della vendita dello stupefacente avuto in consegna. Nell’ambito della stessa inchiesta il sostituto procuratore Rosati ha indagato un altro carabiniere con l’accusa di false informazioni al pm (l’articolo 371 bis del codice penale). Una ipotesi di reato che, secondo l’accusa, sarebbe stata riscontrata a carico del militare proprio nell’ambito delle indagini fatte su Caviti. Va detto che gli altri due indagati nella stessa vicenda hanno già definito con riti alternativi.(d.p.)
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