VASTO. Le porte del carcere di Torre Sinello si sono aperte nuovamente per Massimiliano Cagnazzo, il cinquantenne di origine salentina accusato di tentata estorsione ai danni di un imprenditore vastese. Il gip del tribunale di Vasto, Fabrizio Pasquale ha deciso di accogliere la richiesta formulata dal pubblico ministero Vincenzo Chirico durante l’udienza di convalida dell’arresto. L’accusato che si trovava ai domiciliari è stato quindi accompagnato in carcere. La decisione è contestata dal difensore dell’indagato, l’avvocato Massimiliano Baccalà. «Ho depositato al tribunale del Riesame», fa sapere l’avvocato, «un ricorso contro l’ordinanza applicativa della custodia in carcere decisa dal gip». A parere dell’avvocato Baccalà non ci sono motivi per cui il suo cliente debba stare in cella. Il legale sostiene che Cagnazzo è finito nei guai per un equivoco. Non la pensano così i carabinieri. Secondo le accuse per due mesi, il cinquantenne avrebbe minacciato un imprenditore vastese cercando di estorcergli del denaro, con l’aggravante di essersi finto amico della vittima. Telefonate anonime e sms di minacce con richieste di denaro da utenze sconosciute erano cominciate ad arrivare alla vittima nel mese di ottobre. Parlandone con Cagnazzo, quest’ultimo si era offerto di aiutarlo. L’imprenditore ha tuttavia deciso di denunciare quello che accadeva a carabinieri . «La conferma dell’identità dell’indagato», sostengono i carabinieri, «si è avuta quando convocato dalla vittima per la consegna del denaro è stato intercettato dopo la consegna della busta. Nel corso della successiva perquisizione», fanno sapere gli investigatori, «sono stati trovati i telefoni e le sim utilizzate per inviare i messaggi a riscontro dell’attività investigativa effettuata». (p.c.)
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