L’AQUILA. «Si esprime apprezzamento per la struttura data alla proposta di calendario». Così scrive l’Ispra nelle prima righe di un parere articolato in 14 pagine. Il nuovo calendario venatorio 2024-2025 proposto dalla Regione supera l’esame, obbligatorio ma non vincolante, dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca ambientale che però formula alcune prescrizioni che siamo in grado di anticipare.
Innanzitutto «per un più efficace svolgimento della vigilanza sull’attività venatoria e per un minor disturbo per la fauna selvatica in un momento dell’anno in cui diverse specie sono ancora impegnate nella riproduzione, questo Istituto raccomanda il posticipo dell’apertura della caccia programmata al 2 ottobre 2024 per tutte le specie con le sole eccezioni dei corvidi, del colombaccio e del cinghiale. Inoltre, la caccia in forma vagante, soprattutto se praticata con l’ausilio del cane da ferma o da cerca, non dovrebbe essere consentita per nessuna specie nei mesi di settembre e di gennaio. Tale restrizione è finalizzata a limitare il disturbo alla fauna in periodi sensibili (non solo nei confronti delle specie cacciabili) e un prelievo eccessivo».
Passiamo alle specie partendo dalla starna e la quaglia. Nel primo caso il divieto è assoluto: «Mancano i presupposti affinché questa specie possa essere cacciata nel corso della stagione 2024/2025».
E nel secondo: «Considerato lo stato di conservazione non favorevole delle popolazioni nidificanti in Europa», scrive l’Ispra, «la caccia alla quaglia dovrebbe essere subordinata all’attuazione delle misure di conservazione previste dal Piano di gestione europeo e regolamentata nel rispetto del principio di precauzione. Per quanto concerne i tempi del prelievo, l’inizio della stagione venatoria dovrebbe essere posticipato al 2 ottobre su tutto il territorio regionale».
Un’analisi praticamente identica è riservata al fagiano. Per la cornacchia grigia, la gazza e la ghiandaia: «Anticipando l’apertura della caccia al 1° settembre 2024 (così prevede il calendario, ndr) la chiusura della stagione venatoria dovrebbe essere fissata al 16 gennaio 2025. Inoltre, nel mese di gennaio la caccia dovrebbe essere consentita solo nella forma dell’appostamento».
E per il merlo: «Un’apertura posticipata al 2 ottobre sarebbe preferibile perché in settembre il prelievo nei confronti del merlo risulta principalmente a carico della popolazione nidificante in ambito locale». Per specie simili come tordo bottaccio, tordo sassello e cesena «il termine della stagione venatoria previsto da codesta Amministrazione non risulta idoneo a garantire la completa protezione di queste specie durante la migrazione prenuziale». Il termine dovrebbe quindi ricadere «al 9 gennaio 2025». Viene poi «fortemente sconsigliato posticipare la chiusura della caccia al colombaccio al 10 febbraio 2025. D’altra parte», aggiunge l’Ispra, «la prosecuzione della caccia in febbraio, sia pure con le limitazioni previste da codesta Amministrazione, esercita un disturbo nei confronti di altre specie, anche di rilevante interesse naturalistico, già impegnate nella riproduzione e determina maggiore difficoltà nello svolgimento dell’attività di vigilanza venatoria». Per la beccaccia: «Si consiglia la chiusura della caccia al 30 dicembre 2024».
Nessun veto, invece, sui cinghiali per i quali l’Istituto, «considerata la crescente diffusione della peste suina africana in diverse regioni d’Italia, consiglia di mantenere alta la soglia di attenzione per accertare la presenza dell’infezione sul territorio regionale, come peraltro correttamente previsto nella proposta di calendario venatorio». Per l’allodola «in via cautelare si ritiene opportuno limitare i carnieri giornalieri e stagionali rispettivamente a 5 e 25 capi, come peraltro previsto da codesta Amministrazione». C’è poi un’anticipazione su una sempre più probabile caccia al cervo anche in Abruzzo, come in Toscana e in Emilia Romagna: «Si condivide la scelta compiuta da codesta Amministrazione di rendere obbligatorio l’utilizzo delle munizioni senza piombo, causa di avvelenamento (saturnismo) per molti uccelli da preda, per la caccia di selezione agli ungulati; tale decisione risulta quanto mai opportuna anche in previsione della possibile apertura della caccia di selezione del cervo Cervus elaphus sul territorio regionale». Infine, l’allenamento e l’uso dei cani: «L’inizio dell’attività di addestramento prevista al 20 agosto appare prematuro in quanto alcune specie non hanno ancora completato la fase riproduttiva. Si ritiene che una soluzione di compromesso accettabile sia quella di posticiparlo ai primi giorni di settembre».
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