Già da agosto stipendi più alti per lavoratori con redditi medio-bassi e aumento delle pensioni. Il governo si appresta a varare il decreto Aiuti bis che arriverà domani in Consiglio dei ministri. Uno dei capisaldi del testo è il taglio del cuneo fiscale per i dipendenti e le partite Iva e l’anticipo della rivalutazione degli assegni pensionistici per ridare fiato al potere d’acquisto, ridotto drasticamente dall’inflazione e dal caro energia. Una riduzione di un punto percentuale sulle tasse per sei mesi, fino a dicembre 2022 per i lavoratori dipendenti con redditi fino a 35mila euro l’anno. In soldoni, 30 euro in più sullo stipendio, che si andranno a sommare al taglio dei contributi già in vigore portando a buste paga più pesanti di circa 100 euro al mese.
AUMENTO IN BUSTA:
alcuni esempi
Ma di quanto aumenteranno gli stipendi sulla base del taglio dei contributi? I lavoratori con un reddito di 35mila euro l’anno lordi, potranno contare su una maggiorazione dello stipendio di circa 27 euro. A cascata, chi ha un reddito lordo di 28mila euro otterrà circa 22 euro in più in busta paga al mese. Per un lavoratore con un reddito di 15mila euro l’aumento mensile sarà di circa 12 euro. Il taglio dei contributi riguarderà, se il decreto Aiuti bis sarà approvato, gli stessi lavoratori che hanno già beneficiato della decontribuzione dello 0,8%, ovvero chi ha un reddito inferiore ai 35mila euro lordi annui. Vale a dire 13 mensilità da 2.692 euro. Considerando anche il taglio già effettivo dello 0,8% e cumulando le due misure, chi guadagna 1.500 euro lordi al mese si dovrebbe trovare circa 108 euro in più in busta paga, spalmati da qui a fine anno. La cifra del bonus sale a 144 per chi ne guadagna duemila e a 184 per chi ne guadagna 2.500.
BONUS 200 EURO
E POSSIBILE PROROGA
Tra le ipotesi in ballo per la proroga del bonus di 200 euro, approvato inizialmente dal governo Draghi come incentivo una tantum per il mese di agosto c’è anche quella di un’erogazione del beneficio ma con importi variabili da 100, 150, 200 euro in base al reddito. Ciò significa, per esempio, che chi raggiunge o sfiora la soglia dei 35mila euro annui potrebbe avere solo 100 euro, mentre i 200 euro pieni spetterebbero a chi percepisce redditi annui decisamente inferiori ai 35mila euro. Se passerà la linea dei 200 euro pieni di bonus per tutti coloro che hanno redditi entro i 35mila euro annui, allora gli stipendi di tutti i lavoratori aumenterebbero di 200 euro netti.
l’introduzione
del SALARIO MINIMO?
Per aumentare gli stipendi, si parla anche di introduzione del salario minimo, che dovrebbe essere confermato a 9 euro lordi all’ora, ma che al momento sembra tra le ipotesi meno accreditate. Saranno interessati dal taglio del cuneo fiscale anche i lavoratori autonomi con partita Iva che dovrebbero essere esclusi, invece, sia dalle modifiche degli stipendi con un eventuale salario minimo, sia da un’eventuale estensione del bonus di 200 euro nei prossimi mesi fino a dicembre 2022. A prescindere dalle misure che saranno ufficialmente approvate con il nuovo decreto Aiuti bis in arrivo, ci sono stipendi che aumenteranno fino a dicembre anche per effetto di eventuali rinnovi contrattuali. Molti sono, infatti, in discussione e, pur se attualmente difficile che le trattative possano essere concluse dal governo Draghi di transizione, riprenderanno in autunno per arrivare all’approvazione definitiva entro il mese di dicembre con il futuro governo in carica.
RIVALUTAZIONE
delle PENSIONI
Per i pensionati, invece, arriverà l’anticipo della rivalutazione di tre mesi, che era prevista per gennaio 2023, stimata in un 2% in più, a partire da settembre. L’aumento definitivo, che potrebbe essere superiore all’8% tenendo conto dell’attuale dato dell’inflazione, partirebbe a gennaio 2023. Ancora sul tavolo la definizione dei costi per garantire l’applicazione delle nuove misure: il decreto può contare complessivamente su 14,3 miliardi di risorse e l’intervento sulle pensioni dovrebbe riguardare tutti indistintamente, senza un tetto massimo annuale. La rivalutazione automatica delle pensioni quest’anno è avvenuta su un indice dell’1,7%, mentre per il 2023 è già stato fissato un indice più alto, all’1,9%, che porterà ulteriori aumenti. Gli assegni pensionistici saranno rivalutati in percentuali differenti in base agli importi percepiti: 100% per le pensioni fino a tre volte il minimo ovvero fino a 2062 euro lordi, 90% per le pensioni tra 3 e 5 volte il minimo (fino a 2577,90 euro) e 75% per gli assegni oltre cinque volte il minimo (importi lordi oltre 2.577,90 euro). Dopo l’anticipo di settembre, bisognerà calcolare il conguaglio sulla base dell’indice di rivalutazione.