L’AQUILA. Tre arresti per gli scontri fuori dallo stadio Gran Sasso-Italo Acconcia dell’Aquila nel post partita di domenica scorsa. Nei guai sono finiti due tifosi dell’Aquila calcio e un tifoso del Sora. Si tratta di Simone Pellerucci, di 35 anni, e Giuliano Visco, 46, entrambi residenti in città e molto noti negli ambienti del tifo organizzato, e Alfonso Di Rosato, 34enne residente nella città ciociara. Le misure cautelari, emesse dal pubblico ministero Fabio Picuti, sono state eseguite ieri mattina dagli agenti della Digos dell’Aquila, coordinati dal vicequestore aggiunto Roberto Mariani, che sta portano avanti le indagini.
INCHIODATI DaI VIDEO
I tre ultrà sono stati arrestati in flagranza di reato differita per reati connessi a manifestazioni sportive. A incastrarli, stando alle accuse mosse nei loro confronti, sono stati i filmati girati dagli agenti della Scientifica della questura del capoluogo. Filmati acquisiti e passati al setaccio dai colleghi della Divisione investigazioni generali e operazioni speciali della stessa questura. Le indagini vanno avanti per identificare gli altri protagonisti dei tafferugli. Nei prossimi giorni non sono esclusi ulteriori provvedimenti a carico di altri ultrà rossoblù e bianconeri. Tutti rischiano denunce. Alle indagini partecipano anche il comando provinciale dei carabinieri dell’Aquila, la Digos di Frosinone e il commissariato della polizia di Stato di Sora.
LE ACCUSE
Da ieri mattina Pellerucci, Visco e Di Rosato si trovano agli arresti domiciliari. Oggi dovranno presentarsi davanti al giudice del tribunale dell’Aquila, Monica Croci, per l’udienza di convalida del fermo e per il giudizio direttissimo, un procedimento speciale azionato dal pubblico ministero che decide di concludere rapidamente le indagini, saltando subito al dibattimento, senza passare per l’udienza preliminare. Solitamente si procede a rito direttissimo in caso di arrestato in flagranza o di confessione dell’indagato. Gli ultrà arrestati dovranno rispondere, a vario titolo, di porto di oggetti atti a offendere, lancio di materiale pericoloso, rissa, lesioni, violenza e resistenza a pubblico ufficiale.
COSA è ACCADUTO
Negli scontri tra le due frange ultras è rimasto ferito anche un carabiniere donna in servizio. Intervenuta per sedare gli scontri, la carabiniera ha dovuto far ricorso alle cure del Pronto soccorso dell’ospedale San Salvatore dopo essere stata colpita da una bottigliata riportando quattro giorni di prognosi. I tafferugli si sono verificati al termine del match tra L’Aquila e il Sora, gara valida per la 10ª giornata del campionato di serie D girone F, finita 1-0 per i padroni di casa. All’uscita dallo stadio le due tifoserie si sono fronteggiate; a evitare il peggio l’intervento delle forze dell’ordine. Una ventina gli ultrà dell’Aquila che si sono azzuffati con altrettanti tifosi del Sora. Non solo lancio di bottiglie e sassi, i tifosi si sono affrontati e picchiati anche con mazze e spranghe. Per colpire i supporter avversari, alcuni hanno utilizzato le aste delle bandiere e le cinte sfilate dai pantaloni. Generalmente il deflusso dei tifosi viene gestito separatamente, alternando le uscite e isolando le zone, ma domenica qualcosa deve essere andato storto. I tifosi ospiti, infatti, sono liberamente usciti dal loro settore e si sono avviati verso piazzale Cencioni – a loro riservato con apposito provvedimento del Comune – dove è avvenuto lo scontro con gli ultrà rossoblù.
LE INDAGINI
Una quarantina in tutto i protagonisti dei tafferugli. Molti hanno agito con il volto coperto da sciarpe o cappucci. Le indagini della Digos vanno avanti per cercare di identificare più persone possibili, di entrambe le tifoserie. I responsabili dei disordini rischiano anche il Daspo, ovvero l’interdizione dalle manifestazioni sportive, da parte del questore dell’Aquila, Enrico De Simone.
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