Un compleanno speciale, festeggiato insieme a un paese intero, e un regalo dal sapore dolcissimo. Il piccolo Artem non avrebbe mai immaginato di festeggiare i suoi 10 anni a Roccamontepiano, piccolo paese del Chietino con circa 1.500 abitanti che ha accolto lui, sua madre e suo fratello a braccia aperte dopo una lunga fuga dall’Ucraina. Martedì sera, Artem ha spento le candeline a quasi duemila chilometri da casa sua, Kiev, dopo una corsa improvvisa per fuggire dagli orrori della guerra. Per la festa di compleanno c’erano anche i suoi nuovi amici, conosciuti in paese, e la cugina della madre, Zoja, che vive a Pescara da quasi 20 anni e ha fatto da tramite per far arrivare la famiglia in Abruzzo. Non era esattamente il compleanno che Artem immaginava: non c’erano i suoi compagni di scuola, ma neppure lui sa se la sua scuola ha resistito ai bombardamenti dei russi. Eppure, nel giorno più bello, Artem ha comunque ricevuto un regalo speciale: una telefonata con suo padre, che non vede il figlio da un mese ed è rimasto a combattere a Kiev. Artem ha ricevuto anche altri regali, ma ha deciso di poggiarli subito alla mamma, senza scartarli con voracità come fanno tutti i bambini della sua età, per fiondarsi al telefono con il padre: ha già visto troppe cose che un ragazzino di dieci anni non avrebbe dovuto vedere. A Roccamontepiano sta provando a ricostruirsi una vita, interrotta improvvisamente dalle sirene antiaereo e dall’eco delle esplosioni scatenate dai russi. Artem è stato fortunato, ma serviva un regalo perfetto per fargli dimenticare, per un po’, la scia di orrori da cui è fuggito. La telefonata di papà Volodymyr gli ha riacceso lo sguardo: Artem non avrebbe potuto sognare un regalo più bello per i suoi dieci anni.
Un paese intero ha festeggiato insieme a lui il suo compleanno, dopo essersi mobilitato per accogliere alcune famiglie di profughi. Al momento sono 14 gli ucraini che vivono a Roccamontepiano «E anche un’altra famiglia è in arrivo in questi giorni», spiega il sindaco Adamo Carulli, che sta cercando di facilitare al massimo l’integrazione degli ucraini in paese con l’aiuto di tutti i cittadini.
A Roccamontepiano le prime famiglie di profughi sono arrivate la sera dell’11 marzo: 9 persone di cui 6 minori, a cui è stato trovato posto in un bed and breakfast in paese.
Poi è arrivata mamma Olga con Artem e suo fratello, ospitati in una struttura affitta camere, convenzionata con la protezione civile, che ha messo a disposizione alcuni posti letto per i rifugiati.
Ma non è tutto, perché dopo l’accoglienza dei minori il passo più complesso è l’integrazione nel servizio scolastico: «Abbiamo fatto un incontro con la preside della nostra scuola», spiega il sindaco Carulli, «alla presenza di un intermediario culturale, di origine ucraina, per cercare di facilitare l’integrazione di Artem e degli altri bambini che vivono qui da noi». A Roccamontepiano è stato anche costituito un comitato specifico che ha raccolto fondi, reclutato mediatori linguistici e organizzato un corso di italiano per gli ucraini. E grazie a queste iniziative la routine dei piccoli profughi ha ritrovato un po’ di normalità: al mattino seguono le lezioni didattiche nelle scuole italiane, oppure seguono a distanza i corsi delle loro scuole in Ucraina. Nel pomeriggio, poi, Artem gioca con gli amici conosciuti in paese. Con la palla incollata ai piedi, scorrazza lungo le discese e le salite di una contrada di Roccamontepiano dove non c’è un campo da calcio ma solo terreni verdi in pendenza. In paese si è mobilitato persino un negozio di alimentari, che ha raccolto fondi per le famiglie con una lotteria di Pasqua. Ognuno fa la sua parte a Roccamontepiano, dove Artem e la sua famiglia hanno ritrovato serenità, in attesa di ricongiungersi con papà Volodymyr.