
PESCARA. Risponde alle domande del gip che lo ha fatto arrestare e a quelle del pm Anna Rita Mantini nell’interrogatorio di garanzia, ma soltanto per ribadire la sua innocenza Mirko De Martinis, il pescarese di 48 anni accusato di aver ucciso, per strangolamento, la sua convivente, la romena di 40 anni Alina Cozac, il 22 gennaio scorso nella loro abitazione di Spoltore.
«SONO INNOCENTE» «Si è dichiarato innocente come ha sempre fatto», spiega il suo difensore, l’avvocato Massimo Galasso all’uscita dal carcere di San Donato. «Ci sono degli approfondimenti da fare da parte della difesa, e li faremo». Ma la tesi accusatoria confezionata dalla procura di Pescara, e supportata da una consulenza medica fatta anche da un collegio di esperti, sembra blindare l’esito di queste ennesimo femminicidio. Ribadita la presunzione di innocenza prevista nel nostro ordinamento, il procuratore Giuseppe Bellelli espone in maniera sintetica i punti chiave dell’inchiesta.
PUNTI CHIAVE «La svolta è arrivata sicuramente dagli accertamenti medico legali che già da un primo esame hanno dato evidenza di segni macroscopici e microscopici sul collo della vittima: di una pressione forte, quindi di un possibile, probabile strangolamento di cui si è avuta conferma». Una causa della morte univoca come ha ribadito lo stesso gip Giovanni de Rensis nella misura cautelare, quando scrive della mancanza di riscontro di altra possibile causa di morte e di come l’indagato «fosse l’unica persona presente nell’abitazione della coppia nell’arco temporale del decesso di Alina».
VERSIONE DI DE MARTINIS Nell’interrogatorio di ieri, De Martinis non ha fatto altro che ripetere quanto disse ai carabinieri nell’immediatezza del fatto, quando i militari giunsero sul posto dopo che lo stesso indagato aveva sollecitato l’arrivo del 118 per il malore della compagna. All’arrivo dei sanitari la donna era sul letto e il suo compagno disse ai militari quello che ha ripetuto ieri: «Alina verso le 23 si era andata a mettere a letto in quanto aveva dei dolori al collo e alla schiena. Io, invece, mi sono coricato in un secondo momento, verso le 2.30. Alle 4, mentre entrambi eravamo a letto, Alina si è alzata dicendo che le faceva male il collo a causa del letto che per lei era scomodo, si prese una bustina di Aulin per poi riallungarsi di nuovo. Poi fece un forte colpo di tosse per poi rannicchiarsi e perdere completamente i sensi. E allora chiamai il 118».
LA SVOLTA Tutto si sarebbe concluso con una morte per cause naturali, se il medico legale Ildo Polidoro non avesse riscontrato quelle tracce sul collo della vittima, sollecitando la procura a fare ulteriori accertamenti, e quindi a nominare un collegio di tre esperti.
le chat cancellate Ma c’è un aspetto investigativo, sui rapporti della coppia, che il procuratore aggiunto Mantini ha voluto approfondire con una consulenza informatica. Un inquinamento probatorio, determinante ai fini della misura cautelare scattata otto mesi dopo il delitto, ma solo perché la procura ha voluto che tutti i riscontri medici fossero terminati (consulenza depositata il 25 luglio scorso), di cui parla la stessa Mantini: «Un inquinamento sugli strumenti informatici», dice l’aggiunto, «che evidenzia una manipolazione intervenuta dopo la morte di Alina: quindi chiaramente fatta da una persona che aveva avuto delle iniziative che sono state poi naturalmente evidenziate in sede di indagini».
Perché manipolare il cellulare e cancellare conversazioni, tre giorni dopo la morte di Alina, se si era trattato di un malore improvviso? «Una vicenda», aggiunge il pm Mantini, «che è stata molto approfondita e non solo dal punto di vista medico. Abbiamo vagliato ogni questione anche in favore dell’indagato, ma poi ogni cosa riportava a un movente chiaro: Alina voleva andare via da quella casa, voleva lasciarlo. E questo emerge non solo dalle testimonianze raccolte, ma anche dai dati dei telefonini. In fondo è un caso gravemente classico di femminicidio, tristemente ricorrente: un cliché piuttosto visto in Italia».
LA LINEA DIFENSIVA Un’inchiesta che sembra virtualmente chiusa, dove grossi spazi difensivi sembrano non evidenziarsi, e che si giocherà tutta sulla questione medico legale: su una autopsia che inchioda l’indagato che, da quello che emerge dagli atti, e cioè dalla sua insistente dichiarazione di innocenza, potrebbe aver rimosso dei ricordi importanti su quella notte. E quindi non si esclude che la difesa possa pensare di percorrere la strada di una perizia psichiatrica anche perché da alcune conversazioni captate dalla procura, De Martinis avrebbe riferito a conoscenti che Alina «era stata sfiatata da un’entità sovrannaturale».