
PESCARA. «Il Comune non può intervenire da solo per coprire debiti così elevati». A parlare così è l’assessore al bilancio Eugenio Seccia, all’indomani della riunione di maggioranza in cui si è affrontato il problema della sentenza della Corte costituzionale che costringe il Comune ad accorciare i tempi, da 30 a 10 anni, di restituzione del prestito di 33 milioni acceso nel 2015 per il ricorso al Piano di riequilibrio finanziario pluriennale necessario per evitare il dissesto.
«A questo punto», spiega l’assessore, «devono intervenire i parlamentari abruzzesi. Ad esempio, per Napoli è stato fatto un decreto che ha risolto questo tipo di problema finanziario con un miliardo e 200 milioni di euro. Lo stesso per Reggio Calabria, che ha avuto un provvedimento a parte. I parlamentari della nostra regione sono stati già messi al corrente della vicenda».
Nel frattempo, nella speranza che possa arrivare un aiuto dal governo, il Comune studia alcune misure di contenimento delle spese. «Bisognerà fare un incontro per decidere su dove agire», ha affermato Seccia, «ma bisogna cercare di non fermare le attività essenziali, facendo un piano di razionalizzazione della spesa».
«Il sindaco Carlo Masci», ha rivelato l’assessore, «è stato già a Roma, accompagnato dai parlamentari Luciano D’Alfonso e Nazario Pagano è andato al ministero dell’Economia, dal sottosegretario Laura Castelli, a illustrare questa situazione. In quell’occasione, i parlamentari hanno assicurato a Masci che avrebbero fatto un emendamento, i cui contenuti sono probabilmente insufficienti per le esigenze di Pescara. Comunque, c’è una dinamica parlamentare in atto per far sì che Pescara esca da questa impasse. È come se avessero detto a un dipendente statale di fare un mutuo per comprarsi casa per poi avvertirlo che deve restituire il debito non più in trenta anni, ma in dieci. Ovviamente, il dipendente non potrà più fare spese come le faceva prima». «Il problema, dunque», ha concluso l’assessore, «è stato rappresentato sia al sottosegretario, che al direttore del ministero dell’Economia ed è stato preparato un emendamento. L’Anci sta già lavorando su questa situazione. Adesso non avendo avuto ulteriori comunicazioni, facciamo i conti come se nulla fosse successo. Stiamo lavorando al massimo per risolvere il problema».(a.ben.)