PESCARA. «Sto male, sono distrutta. Piango per la povera gente che ha perso tutto, per chi viveva nelle case di terra cruda, in provincia. Il problema non è certo per i ricchi, che hanno soldi a sufficienza per ricostruire». Latifa Belkacem, originaria di Casablanca, ha la mente e il cuore nel suo Marocco, come ha scritto lei stessa sui social dopo aver saputo del sisma che ha portato morte e distruzione nel suo paese di origine. La presidente dell’associazione italo maghrebina mediterranea di Pescara parla da Montesilvano, dove vive. Ha lasciato il suo paese 29 anni fa ma ogni estate torna nella sua terra e ci resta per un mese circa. Quest’anno non lo ha fatto, ha preferito «rimanere a lavorare qui», ma ora che ha saputo del terremoto è pronta a partire in qualsiasi momento. «Se mi dicono di andare, io vado, per fare qualsiasi cosa, per aiutare la popolazione. Potrei aiutare nelle ricerche, nel portare generi di conforto a chi non ha più una casa, ma ci starei anche solo per alleviare il dolore di queste persone. Ho visto che lì ci sono delle lunghe file per donare il sangue e credo che da qui la comunità marocchina potrebbe attivarsi per fare delle donazioni», dice ancora Belkacem pensando a come si potrebbe attivare la macchina dei soccorsi a distanza.
La notizia è arrivata come una doccia fredda, anzi ghiacciata. «Non avevo visto i tg e ho saputo del terremoto da un Imam, che mi ha mandato un messaggio in cui si parlava dei morti. A quel punto ho aperto Facebook e ho scoperto del terremoto. Mi sono attivata subito per mettermi in contatto con parenti e amici ma non riuscivo ad instaurare i contatti, per via delle linee interrotte. Lì c’è la mia consuocera, che ha trascorso la notte in strada, con i vicini, a Fes. E ho contattato amici e parenti a Marrakech, che stanno bene. Ho fatto anche un giro di chiamate qui, tra le persone che hanno qualcuno in Marocco, ed è tutto ok», continua Belkacem che, con il passare delle ore, si è tenuta costantemente informata sul bilancio delle vittime. «Un terremoto così è tosto, per la nostra terra: 6,8 di magnitudo è tanto, in Marocco non sono abituati a scosse del genera. L’ultimo sisma violento risale agli anni ’60, poi c’è stata una scossa nel 2005 e da allora più nulla. Sono tante le città colpite», dice elencando i centri più grandi, «si è sentito anche in Algeria e in Spagna», conclude Belkacem che confida nel grande spirito di beneficenza dei marocchini. «Quando succede qualcosa si fanno in mille pezzi per aiutare gli altri, hanno un grande senso di solidarietà, sanno tendere una mano, dare una carezza» E ringrazia, a nome della sua comunità, «il presidente Mattarella e le autorità italiane, pronte ad aiutare quelle marocchine».
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