
CHIETI. «L’indagato ha agito in stato di legittima difesa». Lo scrive il sostituto procuratore Marika Ponziani nella richiesta di archiviazione nei confronti dell’anziano di 88 anni che ha imbracciato un fucile e, dalla finestra di casa, ha sparato due colpi ferendo al fianco uno dei banditi che avevano appena seminato il panico a Fara San Martino sventrando un bancomat con l’esplosivo e rubando 12.000 euro. Stamattina, a distanza di un anno e 7 mesi da quell’episodio, il caso arriverà davanti al tribunale di Chieti: il malvivente all’epoca finito in ospedale, Carlo Grossi, 33 anni di Stornara (Foggia), si è opposto alla richiesta della procura e chiede di punire quell’anziano che abita nello stesso palazzo della banca Bper e che, la notte del 9 ottobre 2021, si è affacciato dall’abitazione e ha fatto fuoco, utilizzando un’arma regolarmente detenuta, per bloccare i criminali. Ora a decidere sarà il giudice Andrea Di Berardino.
LA RICOSTRUZIONEAlle 2.30 di un sabato d’autunno un boato sveglia gli abitanti del piccolo centro sul versante orientale della Maiella. Il bancomat, in località Paradiso, è appena esploso con la tecnica della marmotta, un manufatto metallico a forma di “T” contenente polvere pirica, la cui estremità viene inserita nella fessura che eroga le banconote. La potenza della carica esplosiva, attivata tramite miccia, è però eccessiva e finisce per sventrare gli uffici della filiale. Un testimone si affaccia dal balcone e vede tre o quattro persone, che parlano in dialetto pugliese, armeggiare sullo sportello automatico, avvolto dal fumo. Davanti alla banca, in mezzo alla carreggiata, è ferma una Panda di colore bianco con le portiere aperte.
GLI SPARILa stessa scena viene vista da un altro residente, di 88 anni, che però decide di passare all’azione: prende il suo fucile, una doppietta marca Lorenzetti calibro 12, e spara due volte in direzione dei malviventi. L’anziano non si rende conto se quei colpi abbiano raggiunto la macchina o i passeggeri. Non può sapere, il pensionato, che una pallottola ha in realtà colpito il lunotto posteriore destro, ha trapassato la carrozzeria a doppia lamiera del portellone di chiusura del vano portabagagli, superato il battente di chiusura, oltrepassato anche un sedile e ferito al fianco Grossi. Fatto sta che i ladri si allontanano precipitosamente.
IL VIDEOLa sequenza degli eventi viene immortalata da una terza residente, che registra tutto con il cellulare. Già lo stesso giorno del colpo i carabinieri della compagnia di Lanciano, competenti per territorio, hanno in mano le generalità dei banditi, particolare da cui prende il nome l’operazione “One day”. Nell’attività di indagine, condotta dal Nucleo operativo e radiomobile, coadiuvato dalla Sezione rilievi del comando provinciale di Chieti, fondamentali risultano le testimonianze e le immagini della videosorveglianza, ma anche quelle amatoriali girate dalla residente.
LE TELECAMEREI militari ripercorrono tutte le possibili vie di fuga della banda, visionando le immagini delle telecamere presenti sul posto e lungo la strada provinciale che, passando per Altino, conduce alla Fondovalle Sangro, e comparandole con quelle dell’istituto di credito. Immagini che immortalano le fattezze fisiche e gli indumenti indossati dai banditi mentre armeggiano vicino al bancomat. Altri video vengono estrapolati dal sistema a circuito chiuso del pronto soccorso di Vasto dove, circa un’ora dopo, i malviventi accompagnano Grossi, colpito al fianco dalla pallottola. I carabinieri individuano il veicolo “pulito”, una Toyota, usato dalla banda per tornare in Puglia, dopo aver abbandonato ad Altino l’auto rubata. E riescono ad estrapolare le immagini di tutti gli occupanti del mezzo.
LA PERQUISIZIONEIl conducente viene rintracciato dai carabinieri di Cerignola e perquisito: i militari gli trovano alcune banconote da 50 euro macchiate da inchiostro azzurro, provenienti da un altro colpo, i documenti del complice ricoverato all’ospedale di Vasto e una pistola semiautomatica. Nell’auto vengono sequestrati guanti in stoffa e gomma e alcuni indumenti appartenenti allo stesso Grossi. Anche nella Panda, abbandonata e ritrovata il giorno dopo ad Altino, ci sono tracce di sangue e altri elementi riconducibili ai presunti autori del colpo, che vengono così arrestati. Il resto è storia recente: l’anziano viene iscritto sul registro degli indagati, come atto dovuto, per lesioni personali aggravate. Ma, secondo il pm, c’è la scriminante della legittima difesa. Adesso la palla passa al giudice.
©RIPRODUZIONE RISERVATA